Gggiani, Ggggiani. Sembra di sentire lo speaker del PalaPanini di Modena, il teatrale Antoine Nanni, quando incitava Andrea Giani, uno dei più grandi della nazionale di volley del secolo, che da ct è bravo quanto da centrale o schiacciatore. E' al secondo argento europeo di fila, con nazionali alternative, ovvero Slovenia e Germania. Domenica ha portato la Russia al quinto set ed è già tanto. Avanti per 6-2, si è fatto rimontare, sul 9-10 è evidente che vinceranno gli ex sovietici, ma pazienza. Perchè Giani regala l'unica finale della storia del volley ai tedeschi, vincitutto ovunque escluso nella pallavolo, e due anni fa omaggiò la Slovenia, rimasta competitiva anche senza di lui. Per la Russia è il 2° oro in 4 anni, il 13° nella storia, considerata anche la versione da Urss, con un trevigiano come vice allenatore, Sergio Busato.
Giani è uno dei tanti con il doppio incarico, ha l'obbligo di portare ai playoff l'ambiziosa Milano, mentre il collega Blengini è in esclusiva con l'Italia.
L'Europeo conferma la felicità del videochallenge, la var sotto rete, applicata già da un decennio.
I ritmi sono giusti, la musica inebriante, è la strada giusta. Meno quella dell'Italia. Si possono promuovere Giannelli e Daniele Mazzone, non c'è stato molto altro, escluso il 2-3 con la Germania. Che testimonia di azzurri potenzialmente da finale. Ma fuori nei quarti.
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