L'esorcismo del Brasile: al Maracanà solo in finale

L'incubo è ripetere il 1950. Ma i verdeoro all'ultimo atto vogliono riscrivere la storia

L'esorcismo del Brasile: al Maracanà solo in finale

C'è qualcosa di nascosto nel calendario della Coppa del Mondo di calcio che inizierà tra 10 giorni a San Paolo del Brasile. Un piccolo segreto coltivato tra mito e leggenda, fatalismo e predestinazione. E non può essere un caso. Anche perché la Coppa, in Brasile, non è una Coppa qualunque. Per loro, i padroni di casa, è un appuntamento con la storia fissato da sempre. Anzi, da prima. E naturalmente c'è un tempio dedicato a questo rito. Si chiama Maracanà. E' lo stadio di Rio de Janeiro, l'unico che è stato in grado di ospitare 200mila spettatori per una partita di calcio. Quella per la quale fu costruito, nel 1950, e cioè l'ultima gara di quel Campionato Mondiale, il primo del dopoguerra, giocato dopo 12 anni di digiuno calcistico. Come sanno fin da piccoli tutti quelli che masticano un po' di calcio, quella partita fu Brasile-Uruguay; finì 1-2; al Brasile bastava un pareggio per essere Campione del Mondo in virtù di una formula a girone mai più effettuata; ma finì 1-2; Brasile in vantaggio con Friaca al minuto 47; pareggio di Schiaffino, minuto 66; gol killer di Ghiggia al 79; dieci furono i morti dentro al Maracanà per infarto; due per suicidio; trentaquattro gli altri suicidi contati nei successivi tre giorni di lutto nazionale. Era il 16 luglio del 1950.
Da allora il Brasile non ebbe comunque difficoltà a mostrare al mondo che il calcio è roba sua. La Coppa Rimet, che sarebbe andata definitivamente a chi l'avesse vinta per tre edizioni, fu fatta propria, nonostante già in quel lontano 1950 sia l'Uruguay, sia l'Italia l'avessero già alzata due volte. Svezia '58; Cile '62; Mexico '70: nel giro di vent'anni il gioco fu chiuso. E poi la nuova Coppa del Mondo, in palio dal '74, il Brasile la vinse altre due volte, nel '94 e nel 2002. Non senza passare dalle altrettanti cocenti delusioni del '82 contro Paolo Rossi e del '98, finale persa con la Francia. Due cicatrici per forgiare solo più a fondo il mito della squadra di calcio più titolata al mondo. “Pentacampeao” . Ma nulla avrebbe mai potuto cancellare quel giorno al Maracanà.
E siamo a oggi. Ma non pensiate che sia così semplice: i mondiali di nuovo in Brasile per la rivincita di quel 1950. Troppo scontato. Il gioco, architettato dalle menti dei brasiliani al lavoro da anni per questo Mondiale, è ben più sofisticato. E solenne. C'è di nuovo un giorno di luglio, di nuovo Rio, di nuovo il Maracanà. Ma non per una partita, né per una rivincita, né per una finale. Bensì per il secondo tempo. Quello di un match interrotto 64 anni e sei mesi fa. Dopo un intervallo durato 23.376 giorni il Brasile potrà giocarsi il suo secondo tempo, alle ore 16 locali, del 13 luglio 2014. E non importa contro quale avversario. Conta che avrà la sua occasione per chiudere una partita rimasta in sospeso. Guardate bene date e stadi: il Maracanà si aprirà alla Sua nazionale solo e soltanto per la finale del 13 luglio. Il calendario, ecco il suo segreto, non prevede che il Brasile metta piede a Rio de Janeiro, dove pure si giocheranno ben 8 match, per tutta la durata della Coppa. L'unica partita che Scolari e i suoi potranno giocare nello stadio dello sterminato quartiere popolare nella zona nord di Rio è la finale. Se ci arriveranno. O tutto, o niente.
La partita inaugurale, Brasile - Croazia, è a San Paolo, il 12 giugno. Le altre due del girone, contro Messico e Camerun, saranno a Fortaleza e Brasilia. Poi, se il Brasile arriverà primo, gli toccheranno Belo Horizonte, Fortaleza e di nuovo Belo Horizonte in semifinale; se arriverà secondo, Fortaleza, Salvador e San Paolo. Mai Rio.

Mai la sua vera casa, il suo pubblico più sognante e disperato dovrà aspettare fino in fondo. E forse invano. Dopo il Maracanà del 16 luglio 1950, per la Selecao ai Mondiali ci può essere solo quello del 13 luglio 2014. Appunto, il suo secondo tempo.

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