L'Italia del baseball sfida i Chicago Cubs Ma le stelle strapagate fanno meno paura

Prima volta degli azzurri contro una squadra campione della Major league

L'Italia del baseball sfida i Chicago Cubs Ma le stelle strapagate fanno meno paura

Sergio Arcobelli

Come si fa a non essere romantici con il baseball? La celebre citazione di Billy Beane (alias Brad Pitt) nel film Moneyball (in italiano tradotto L'arte di vincere) calza a pennello con la storia di Anthony Rizzo, attuale prima base dei Chicago Cubs che, grazie al bisnonno siciliano, ha vestito la casacca italiana al World Baseball Classic, il Mondiale di baseball 2013. Lui, uno dei trascinatori di quella spedizione, aiutò gli azzurri ad arrivare alle porte delle semifinali che perse di un solo punto con i futuri campioni della Repubblica Dominicana. Quattro anni fa, il semi-sconosciuto Rizzo vestiva orgoglioso la maglia azzurra («una grande opportunità per me») al Mondiale, che pian piano è diventato uno dei dieci eventi più ricchi e seguiti del pianeta. Quattro anni dopo, anche grazie a quell'esperienza che l'ha rivelato al mondo, è diventato il più forte prima base della Major League Baseball. Lo scorso novembre, poi, ha vinto le World Series con i Chicago Cubs, spezzando la famosa maledizione della capra sulla squadra che da 108 anni non vinceva il titolo. E, il giorno in cui il maleficio è svanito, Anthony si è potuto godere il trionfo anche con un pizzico d'Italia nel cuore.

Ma il baseball non sarebbe lo sport più romantico al mondo se, guarda caso, oggi l'Italia di Mazzieri non affrontasse in un'amichevole storica a Mesa, Arizona, proprio i Cubs, la franchigia campione del mondo (così viene definita la squadra che vince le World Series). In cui ci sarà di certo Rizzo, che ha scelto quest'anno di prepararsi al meglio per la nuova stagione di Major ormai alle porte, rinunciando alla convocazione in azzurro, e dove ci sarà un altro personaggio noto alla comunità italo-americana, un certo Joe Maddon, l'allenatore dei Cubs, che si chiamerebbe Maddoni se il padre, figlio di immigrati italiani, non avesse deciso di abbreviare il proprio cognome. «Ad Hazelton (in Pennsylvania, ndr) ha raccontato tempo fa -, dove i miei nonni sono sepolti, nelle lapidi c'è scritto Maddoni. Arrivo da una famiglia allargata e noi siamo legati a metà della città. Quando ero bambino, riunivamo almeno 200 persone».

Prima della partenza per Guadalajara, in Messico, località dove si disputerà il girone D, il gruppo de la muerte con Venezuela, Portorico e appunto i messicani, che qualificherà alla seconda fase solo le prime due, gli azzurri di Mazzieri affrontano, come detto, oggi alle 21 italiane allo Sloan Park di Mesa i campioni americani in carica. Domani, alla stessa ora, un'amichevole con un'altra formazione di Mlb, ovvero gli Oakland Athletics, la squadra di Billy Beane, colui che allestì una squadra di scarti in grado di stabilire il record dell'American League di venti vittorie consecutive.

Non è, invece, una squadra di scarti quella che il nostro ct Mazzieri porterà da giovedì al Mondiale (che viene trasmesso in italia da Fox Sports e si è aperto ieri con la sorprendente vittoria di Israele 2-1 sulla Corea del Sud). Anzi la nostra Nazionale, che è composta da un mix di giocatori italo-americani e dei migliori prodotti della nostra scuola, può dare filo da torcere alle favorite del torneo. Magari l'uomo decisivo sarà Alex Liddi, primo ed unico italiano ad aver mai giocato nella grande lega americana (con i Seattle Mariners), o Alessandro Maestri, che dopo una breve e poco fortunata parentesi oltre l'Atlantico negli ultimi anni ha giocato tra Australia, Giappone e Corea, ma di lui si ricordano gli ultimi lanci vincenti nella finale per il terzo posto contro i padroni di casa di Taiwan all'Intercontinentale del 2010. Magari Colabello, che ora gioca agli Indians ed è cresciuto in Italia perché il padre giocava a Rimini. Oppure Cervelli e Butera, vincitori delle World Series rispettivamente con Yankees e Kansas.

In questi giorni spopola sul web una foto di Nick Punto e Sal Butera, membri dello staff azzurro, mentre apprezzano una carbonara cucinata dal nostro ct Mazzieri. Baseball e cucina, due ingredienti per un'Italia sorridente e, perché no, vincente.

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