Dopo il deludente pareggio con il Parma ultimo in classifica Roberto Mancini aveva auspicato un drastico cambiamento per la sua Inter e qualcuno subito che a farne le spese sarebbe stata gran parte della rosa nerazzurra. Ma il tecnico precisa oggi che non intende fare tabula rasa. "La rivoluzione fa bene, può far cambiare mentalità. Ma non è che dobbiamo cambiare 25 giocatori", spiega l’allenatore nella conferenza della vigilia della trasferta di Verona. Mancini ridimensiona, dunque, le reazioni a caldo dopo l’1-1 con gli emiliani. È passata una settimana, in cui non ha concesso riposo alla squadra, facendo allenare i suoi ragazzi anche nel giorno di Pasqua. Del resto la prova con il Parma aveva deluso tutti, in primis il presidente Thohir. "Ci sta un momento di arrabbiatura, è normale soprattutto dopo una gara così - conferma Mancini -. Ma il presidente pensa sempre positivo, è convinto che possiamo vincere tante partite. Leggo spesso che il presidente è lontano e la società è allo sbando, ma non sono cose vere. Non si perde o si vince perché Thohir è lontano".
Risposta indiretta a chi crede che con il ritorno di Moratti, paventato nei giorni scorsi da un titolone della Gazzetta dello Sport, e quindi con la presenza costante e vicina del patron, l’Inter riuscirebbe a rialzarsi. Ma secondo il tecnico la strada è più lunga e impervia. Qualcosa però è già cambiato. Mancini è più severo, si è reso conto che serviva il pugno duro: "Avevo un approccio diverso perché i giocatori si sono sempre impegnati in allenamento. Alla fine uno non può arrabbiarsi più di tanto. Questa settimana è stata più dura, i giocatori capiscono che si può fare di più". Senza imporre il ritiro, però: "È una cosa tipicamente italiana - afferma -. Si faceva quando avevo sedici anni".
La squadra ha capito il cambiamento, l’atmosfera infatti sembra meno distesa del solito. Tutti devono dimostrare di valere la maglia nerazzurra nelle prossime giornate. Non sono più ammesse distrazioni. "I giocatori sentono questo peso, non sono tutti tranquilli e sicuri. Sono dispiaciuti, ma devono prendersi delle responsabilità. Servono caparbietà e voglia di vincere. Serve l’atteggiamento, l’attitudine alla gara. Kovacic? La società ha molta fiducia in lui, lo dimostra il rinnovo. Ci sono momenti però in cui i giocatori devono dimostrare qualcosa in più", si raccomanda Mancini. Ormai la stagione dell’Inter ha poco da chiedere. L’Europa è lontana e la concorrenza agguerrita. Difficile che in queste nove gare si possa centrare un pass per il calcio internazionale. Mancini, comunque, promette di rispettare l’impegno preso: "Io sono già in un grande club. Credo si possa tornare competitivi. Se staremo fuori dalle Coppe non sarà un dramma. Alterniamo partite ottime ad altre pessime, ma fa parte di questo percorso di sofferenza".
Ci sarà ancora da soffrire, ma il tecnico è convinto che presto tornerà il sorriso (i tifosi fanno già gli scongiuri). La squadra sarà competitiva e settimana prossima parlerà con Thohir chiedendo giocatori di spessore: da Dybala a Yaya Tourè, da Pedro a Cech. Non una rivoluzione, ma sacrifici sul mercato per garantirsi un futuro più sereno. Ovviamente qualche pezzo pregiato dovrà partire. Per fare cassa e alleggerire il monte ingaggi. Altrimenti addio nuovi acquisti e sogni di gloria (estivi).
La promessa di Thohir
Dall’Indonesia Erick Thohir conferma l’impegno preso con l’acquisto dell’Inter e promette di lavorare per accontentare i tifosi. "Comprare l’Inter è stato un onore per me, ma anche una responsabilità: per questo sto cercando di fare del mio
meglio e continuerò a farlo, perché merita il massimo. I tifosi nerazzurri sono fantastici e si meritano il meglio.
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