Raccontarsi la bellezza dello 0-0 farà inorridire Arrigo Sacchi e discepoli assortiti. Ma anche il più ostinato seguace ammetterà che Napoli e Inter hanno riconciliato con un calcio di miglior qualità e gusto rispetto a quello che, tanto spesso, ci fa vedere il campionato. Partita a scacchi giocata con grande attenzione agli insegnamenti dei tecnici e rifinita dall'abilità tattico-strategica degli allenatori. In sintesi: Napoli e Inter hanno rispecchiato la loro classifica, mettendo in evidenza pregi e difetti.
Napoli ti toglie gli occhi con il gioco, l'Inter ti tiene a bada con difesa e fisicità. Più intrigante la sfida fra allenatori: Sarri non smette di chiedere pressing aggressivo e grande precisione nei passaggi, una delle migliori qualità rispetto agli scombiccherati piedi che si vedono in altre formazioni. Però il Napoli soffre quando qualcuno gli impedisce di fare il gioco che più piace, intuisce le sue direttrici. Spalletti ci riuscì, l'anno passato, con la Roma impartendo una magistrale lezione di tattica all'avversario. L'altra sera si è riproposto. Non si racconta nulla di nuovo quando si dice che questi maestri del bel gioco a comando (Sacchi insegna) vengono messi in difficoltà se l'avversario ti studia e prende le contromosse. Il Napoli di Sarri è nettamente meno forte del Milan sacchiano, ma pare attrezzato per giocarsi il campionato fino in fondo. Servirà attendere che la squadra oltrepassi le trappole da qui a fine dicembre, quando avrà concluso la qualificazione della Champions e affrontato anche la Juventus. È dura tener botta tra mercoledì e domenica, soprattutto con una rosa non molto ampia. Se la gente di Sarri sarà ancora in perfetta linea di volo significherà che questo Napoli è un po' diverso da quello degli ultimi anni.
Vista l'Inter, qualcuno ha cominciato ad azzardare: squadra da scudetto. Ottimismo sfrenato? Forse ottimismo azzardato. Certo, la difesa ha dimostrato continui miglioramenti. Skriniar sta diventando personaggio importante e decisivo della compagnia che, nell'atteggiamento e nel modo di aiutarsi, ha ricordato la Juventus delle partite top nella scorsa stagione (finale di Champions a parte). Ottavio Bianchi, ex allenatore di entrambe le squadre, in tempi più o meno (Inter) d'oro, ha definito il modo di difendere un catenaccio camuffato. E non se ne capisce il simil sprezzo di questa osservazione. Magari le squadre italiane sapessero applicare il catenaccio caro al nostro football. Dove può arrivare la Nerazzurra? Di certo fra le prime tre. Tempo un paio di mesi, quando avrà incrociato anche la Juve, si potrà dire di più. Per ora ha un calendario ideale per attivare i sogni. Servirà che la difesa assesti la solidità e l'attacco segni di più.
Nonostante la presenza di Icardi, l'Inter fatica a creare occasioni: 17 gol in 9 partite non sono una garanzia. Molto dipenderà dalla buona luna del centrocampo: manca un leader, quello che sarebbe servito per crederci di più anche contro il Napoli. E magari batterlo.
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