Ex arbitro e, quel che più conta, designatore. In pratica il capo. Domenico Messina è schivo, crede nel low profile, però stavolta parla perché siamo alla vigilia della prima serie A con l'occhio di falco, addio gol fantasma, roba grossa.
Vale la pena spendere 2,2 milioni l'anno con la società inglese Occhio di falco, per evitare 2-3 "gol non gol" a stagione?
«Sì, perché sulla rete possiamo avere certezze. Sino a maggio, ogni volta che partiva un tiro, anche da fuori area, o un cross, tutta l'attenzione dell'arbitro di porta e magari del collaboratore era sulla linea, per evitare un errore pesante e clamoroso. Su un rigore o un fuorigioco si può discutere, ma non se un pallone è dentro o fuori, lì adesso si oggettivizza».
Ma perché Figc e Lega mantengono i due arbitri di porta?
«Perché sono molto utili, si concentrano sulle altre situazioni chiave, in area».
La sestina arbitrale alimenta l'ironia della vox populi e di molti commentatori: «Fanno più danni, aumentano il caos in campo».
«L'80% delle decisioni dell'arbitro sono collettive. Non pubblicizziamo le dinamiche eppure c'è un continuo dialogo con l'interfono. E i confronti coinvolgono anche il quarto uomo, se qualcosa avviene nella sua zona».
Quali le difficoltà principali?
«Le solite: contatti da decrittare in tempo reale, fuorigioco, ma per quelli abbiamo guardalinee che sono veramente macchine. La speranza è di ridurre la percentuale di errore. La scorsa stagione è stata buona, sbagliamo poco, al di là della percezione, fuorviata dall'enfatizzazione di alcune topiche».
Il messaggio per le squadre?
«In tante si sono rafforzate, in 7 sono da scudetto…».
Insomma, non sparate sul pianista. Pardon, giù le mani dai fischietti. Ma la sua rosa è veramente la migliore al mondo?
«Rizzoli è primo nelle classifiche mondiali. Dovrebbe fermarsi al termine fra due stagioni, perché nell'ottobre 2017 compirà i fatidici 46 anni, però speriamo di averlo anche nella successiva: è un serio candidato a Euro 2016, del resto in questo decennio ha primeggiato in ogni grande manifestazione. Deciderà il designatore Collina».
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«Complessivamente però sono tutti molto quotati, nelle coppe e nelle gare internazionali. Sono ad altissimo livello. E gli arbitri vanno in campo per aiutare i giocatori».
Vanno sempre in capo al mondo?
«Sì e decine di volte l'anno: in Qatar, Romania, Armenia. Ci richiedono dalla Libia e da molti posti».
In generale che momento attraversa il suo mondo?
«C'è sempre stato ricambio generazionale. Dopo Agnolin e Casarin si temeva il buio, invece uscì Collina. Poi Rosetti, adesso Rizzoli»".
Ma la base?
«I corsi sono sempre molto frequentati e siamo strutturati come nessuno».
Esistono Paesi in cui gli arbitri fanno conferenze stampa?
«In Germania qualcosa, non conosco però i dettagli e comunque la cultura in altri Paesi è diversa. Peraltro l'apertura dialettica dipende dalla federcalcio».
In che misura entra in gioco la coscienza nell'arbitraggio?.
«Quando si vuole fare le cose per bene. Ha la coscienza a posto chi in campo fa quanto serve».
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