Religiosi e vincenti. E Pellielo si fa la chiesa in casa

Nel Settebello ai mondiali un devoto di Medjugorje e un buddista. Nel tiro il piemontese vince e... va oltre

Religiosi e vincenti. E Pellielo si fa la chiesa in casa

«Religione del tirare tardi e la fantasia». Viene in mente Farewell, canzone di Francesco Guccini, con le storie dei pallanuotisti e del tiratore mistico, che dovrebbero essere di esempio ai quattro che rientrarono tardissimo alla World league di pallavolo. La religione è alla base della vita di Alex Giorgetti e di Massimo Giacoppo, azzurri della pallanuoto, di esempio per tutti. Anche per i rimpatriati dall'ascetico Berruto, ct del volley dimesso dopo un richiamo ai valori forti. La fantasia è nelle palombelle che effettuava il ct Sandro Campagna, adesso la trasmette ai saggissimi due della nazionale. Sino a due anni fa l'altro motore religioso era il capitano Maurizio Felugo, affezionato di Medjugorje, il 4° posto mondiale però l'ha spedito a casa.

Più religione e fantasia di tutti ha Giovanni Pellielo, biellese per la terza volta campione d'Europa nello skeet e da un anno qualificato per la 7a olimpiade. «Festeggio direttamente in chiesa, ma a casa mia». Al mondo non esiste un laico che si sia costruito la chiesa in casa, tantomeno un personaggio al livello di Johnny, 45enne vercellese. «La mia giornata inizia naturalmente con la preghiera, anziché spostarmi in città mi ritiro direttamente nella chiesa ricavata in una stanza». Non è scaramanzia, il rituale comunque porta bene, con un totale di 3 podi olimpici, 15 iridati e 22 europei. «Soprattutto, io ascolto chiunque. Ascoltare è il dono più bello».

Ma grazie a Giorgetti e Giacoppo la fede incoraggia anche la pallanuoto. Battuta di un gol dalla Grecia, ne ha rifilati 3 alla Russia e oggi prova a ripetersi con gli Usa: in tal caso, se i russi dovessero sconfiggere gli ellenici, l'Italia passerebbe direttamente ai quarti. La nazionale di waterpolo intende bissare il titolo di 4 anni fa a Shangai, quando aveva già in squadra l'ultradevoto Giorgetti. «Venivo da un periodo buio - racconta l'attaccante nato in Ungheria - sportivo, familiare e persino sentimentale, poiché mi ero illuso di avere trovato la ragazza giusta. Mancava pure l'allegria con gli amici, ne uscii solo con la fede». Quattro i segnali: «Mi colpirono due gemelli visti a leggere la Bibbia. Su un aereo sedetti a fianco di un insegnante canadese che mi regalò l'immaginetta di Medjugorje. Incontrai poi il giornalista Paolo Brosio, risollevatosi dalla depressione tramite la religione. Fu però un prete di Savona a trasmettermi sicurezza, facendomi riscoprire pace e amore».

Non in acqua, dove sgomita più di prima. «È aumentata la passione per il gioco. Fuori dalla piscina, invece, aiuto il prossimo, perché dalla famiglia parte lo star bene con gli altri: compreso con la fidanzata Fanny, magiara». L'oro iridato del 2011 contribuì a cambiargli la vita, festeggiò in pellegrinaggio al santuario bosniaco. «A Medjugorje vanno anche ex campioni del calcio: in tv parlai della mia conversione, come gli allenatori Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic». A proposito di grandi ex, da un terzo di secolo, l'unico pallone d'oro italiano è Roberto Baggio, buddista. Possibile che abbia ispirato proprio Giacoppo, messinese di 32 anni e 5 podi azzurri. Buddista tibetano, era stato in ritiro da un monaco del Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa).

«Sfatiamo un luogo comune - spiega -, la religiosità non è da bigotti, anziani o disadattati. Il buddismo fa conoscere la mente, la addestra, così si gestiscono le emozioni e si vive il gruppo». In caso di medaglia, insomma, conosciamo il segreto.

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