Preghiera e dito medio Maradona tiene l'Argentina in Russia

El Pibe sugli spalti accoglie alla sua maniera i gol di Messi e Rojo. Gli slavi non fanno biscotti

Preghiera e dito medio Maradona tiene l'Argentina in Russia

L'Argentina salva la pellaccia a un passo da un fallimento storico. Un gol di Rojo, l'uomo che non ti aspetti, salva l'albiceleste e le regala il pass per gli ottavi di finale contro la Francia. Una liberazione per una squadra che la Nigeria aveva spinto fino al minuto ottantasei sull'orlo di un baratro senza fondo: un rigore generoso per gli africani aveva vanificato la miglior partita di Messi in questo Mondiale di Russia. Un altro finale decisivo nel Mondiale della sofferenza per le grandi. Una sfida drammatica in cui si è visto tutto e il contrario di tutto. Il meglio e il peggio dei vicecampioni del mondo, la solita africana che si butta via sul più bello.

Soprattutto per un tempo l'Argentina dà l'illusione di poter vedere la luce. Grazie alla metamorfosi di Messi, il che conferma che c'è un filo che lega Leo e Cristiano Ronaldo. L'ha detto il Mondiale. Se tre prove fanno un indizio, eccole. Straordinario CR7 nelle prime due, malissimo la Pulce. Il portoghese stecca la terza; il capitano argentino segna un gol, colpisce un palo e dà un assist al bacio a Higuain. Tutto in mezz'ora, si assiste anche al ribaltamento della squadra dopo le prestazioni inconcepibili con Islanda e Croazia. C'è poi una trasformazione personale, quella di Sampaoli. Solo il tempo (forse) dirà se è stato vittima di un ammutinamento da parte dei senatori. C'è invece la certezza, di uno stravolgimento nel look. Dal vestito da buttafuori con tanto di tatuaggi esibito contro i croati alla tuta di ordinanza indossata per la notte della verità. Il Ct argentino presenta una formazione che ha una logica e le conseguenze sono evidenti. Alla Nigeria che aveva annunciato di «non avere pietà», per un tempo restano solo un paio di accelerazioni di Musa e una chiusura al limite in area di Rojo su Iheanacho, che rimedia anche un calcio in faccia.

Però l'equilibrio, soprattutto nervoso, della Seleccion è precario e lo spezza l'arbitro Çakr che a inizio ripresa concede un rigore generoso per una trattenuta di Mascherano. Armani è spiazzato da Moses. D'altra parte era troppo chiedere a un debuttante di diventare il salvatore della patria, comunque nel finale sarà decisivo nel tenere in vita la sua squadra.

L'Argentina accusa il colpo, va in confusione totale. Si rivede di nuovo la squadra fantasma: frenesia, errori, confusione. La vecchia guardia (leggasi Di Maria, Banega e Mascherano) regge solo un tempo, poi crolla anche fisicamente. E quando Higuain spara alle stelle anche la palla del due a uno (bis di un brutto errore nel primo tempo), si guarda in tribuna, in cerca di Maradona. La smorfia disperata di Maradona è emblematica al pari dell'esultanza posseduta, da crisi mistica una preghiera in trance al gol iniziale di Messi. Esplicito invece il doppio dito medio di Diego quando Rojo infila il gol della qualificazione. Uno che fino a ieri aveva segnato due gol in Nazionale, uno dei due sempre alle Super Aquile, nel mondiale brasiliano. Ma il peso specifico di quello di ieri è incalcolabile e regala l'ottavo con la Francia.

Sfida anticipata (per caso) dall'incontro di ieri tra Papa Francesco e il presidente francese Macron. L'Argentina ha guardato in faccia la «morte» mondiale, ne è stata terrorizzata prima di salvarsi. Ma la resurrezione è un'altra cosa.

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