Chi avrebbe immaginato un derby metà milanese e metà cinese? Eviterei la cotoletta abbinata all'involtino primavera, ognuno al proprio posto. In verità qualcosa del genere accade, nel football, nel derby di domenica. Da qui l'Inter cinese, di là il Milan che aspetta l'ultima chiamata da Pechino.
Ma questa non è la notizia. Semmai dentro la notizia c'è questa storia che la vendita definitiva, detta closing, del Milan sarebbe stata bloccata dopo che la città di Milano, nella persona del suo sindaco, ha consegnato al Dalai Lama la cittadinanza onoraria. Accade dunque che il Nobel per la pace provochi la guerra, una guerra stupida, perché i cinesi se la sono presa al punto che Matteo Renzi, tradendo la propria fede viola fiorentina e stimolato dalle ultime di cronaca, ha consegnato le magliette del Milan e dell'Inter a Xi Jinping, che sarebbe il presidente cinese. Un gentile omaggio per raffreddare animi e corpi che si sarebbero riscaldati per quell'onore conferito al diavolo, per il governo di Pechino, che porta il nome di Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama del Tibet. Può un monaco buddista creare un caso diplomatico nella vendita di un club di football? Se cosi fosse davvero, se la cessione del Milan, se la storia di un club grandioso e vincente, la cui ultima fetta di glorie euromondiali è legata a Silvio Berlusconi, se tutto questo fosse messo in bilico e in discussione dalle pretese e dai pretesti del governo di Pechino, non sarebbe soltanto paradossale o singolare. Sarebbe, anzi è ignorante ed è comunque un'invasione di campo, una ingerenza non autorizzata in territorio straniero. Perché Milano può decidere di assegnare premi a chiunque, prescindendo dal veto di un Paese straniero. Se la Cina continua ad avere una questione aperta con il premiato, dovrà gestirla con modi e in siti diversi, non certo con un ricatto.
C'è una sola verità: il Milan finirà nelle mani dei cinesi che dovranno pagare il dovuto, secondo accordi scritti e impegni bancari. Altrimenti gli investitori orientali si facciano da parte, non sono i depositari esclusivi del futuro rossonero e del resto del mondo, come ormai si ritiene.
Anzi, se fossi
il sindaco di Milano inviterei il Dalai Lama al derby, è cittadino onorario e la tribuna d'onore dovrebbe riservargli un posto. Così dovrebbero andare le cose in un mondo normale. Ma la Cina non è vicina. È andata oltre.
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