Sotto Kakà niente: Riky gol dopo 4 anni, la difesa rovina tutto

Non basta Kakà, quel tanto che Kakà può offrire al Milan e al suo calcio di questi tempi. Un gol, anche di ottima fattura, un paio di bersagli sfiorati di poco, e tante rincorse, qualche recupero prodigioso consentono al Milan di passare davanti a inizio di ripresa per farsi poi raggiungere a metà della frazione dalla zuccata di un difensore nemmeno molto dotato. Non basta Kakà perché Balotelli nel frattempo non gli offre il necessario sostegno. E' vero, l'arbitro gli fischia tutto contro, in modo sfacciato, lo ammonisce quasi senza motivo, ma questo non giustifica il suo rendimento sotto la media. Non ha lo smalto dei mesi precedenti, gli manca la spinta e lo spunto per trasformare una palletta qualunque in un gol. E così il Milan invece di tirarsi fuori dai guai, ne resta invischiato portando a casa un pareggio che è un inno alla mediocrità della sua classifica.

L'intesa, nel calcio, non si improvvisa. Kakà e Balotelli devono metterla a punto, sincronizzarla, collaudarla e nell'attesa che dalla loro giocate sgorga qualcosa di buono e promettente, qualche passaggio non riesce loro provocando il disappunto di Mario. Basta un tempo, sotto la pioggia, per perfezionarlo. Che Ricardino non attraversi un periodo fortunato lo si deduce non solo dal report di Parma, semmai dalla sequenza delle due conclusioni di metà primo tempo con cui il brasiliano sfiora prima la traversa e poi il palo lontano di Marchetti. Va meglio, molto meglio al terzo tentativo che è un piccolo capolavoro di balistica e di intesa tra i due degni sodali. Balotelli gli serve una palletta ai limiti dell'area, Kakà la lavora e cesella un destro a girare che infiamma la curva pronta a intonare il vecchio e sempre suggestivo motivetto, "siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà".

Il Milan cerca il gol con determinazione e anche con calcio geometrico ed efficace, mentre la Lazio prova solo a difendersi serrando le fila alle spalle di Klose, isolato. Che Balotelli sia poi vittima di un volgare pregiudizio adesso è praticamente ufficiale. Lui debutta in area laziale subendo una trattenuta di Cavanda, per fortuna sua e del Milan dinanzi al nulla di fatto di arbitro e addizionale (proprio Banti, quello di Milan-Napoli), il ragazzone sorride, la prende per il verso giusto insomma. Più tardi, quando Cana si produce in una spallata energica con gomito alzato sulla testa di Balotelli per proteggere a fondo campo un pallone innocuo, beh allora il pregiudizio è vistoso: Damato non interviene, come se fosse ordinario calcio quel tipo di intervento da cartellino arancione. Cartellino che invece viene esibito a Muntari e Radu, protagonisti di falli meno vistosi e pericolosi rispetto al difensore laziale e a Balotelli stesso per le proteste dopo una spintarella innocua. No, caro signor Damato da Barletta, cosi non si fa, così non va bene.

La sfida prende quota e s'impenna a inizio di seconda frazione appena il Milan ottiene il vantaggio perché la Lazio esce finalmente dal guscio e comincia a fare la sua partita fatta di assalti feroci, poco ragionati che tendono a scodellare palloni al centro per la capoccia di Klose. Onazi e Floccari sono le correzioni di Petkovic fatte apposta per mettere alla prova la tenuta stagna della trincea rossonera che cede dopo l'ennesimo cross calibrato di Candreva (De Sciglio al rientro accusa qualche ritardo giustificato). Invece di Klose spunta Ciani alle spalle di De Jong per la deviazione vincente. A quel punto c'è pochissimo tempo per rimediare: Matri e Poli sono i ritocchi di Allegri, insufficienti da soli per rimettere sui binari giusti.

Più tardi arriva anche Robinho, questione di minuti in cui non si può certo inventare granchè, le forze mancano, e anche un cieco assalto al fortino di Marchetti si esaurisce in cross senza storia. Anzi è Klose a sbagliare il colpo del ko mancando in contropiede la stoccata decisiva. E il Milan esce tra i fischi di San Siro.

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