L'appuntamento è a Cologno Monzese, negli studi di Mediaset Premium, ospite di Alberto Brandi e della sua redazione: qui, Vincenzo Montella, da due mesi al volante del Milan, può parlare, rispondere, chiosare, sedersi sulla seggiola destinata di solito ad Arrigo Sacchi, fare battute in libertà e raccontare alla tv e al Giornale qualche inedita chiave di lettura del recente, chiacchierato calcio-mercato.
Caro Montella, cominciamo da Milano: che impatto ha avuto con la metropoli?
«Piacevole. È una città aperta, molto illuminata, pulita, negli ultimi anni si è internazionalizzata, dove sono stato accolto con simpatia e fiducia. Ho scelto di abitare dalle parti di San Siro, sono un tipo tutto casa e bottega».
Siamo a due mesi dall'inizio della sua avventura: ha un aggettivo per classificare il lavoro svolto?
«L'aggettivo è soddisfatto. Intendiamoci: c'è ancora tanto da migliorare ma le basi su cui lavorare ci sono, occorre del tempo naturalmente. Io inseguo la perfezione che non esiste nel calcio e per questo, dopo le prime due partite, dico alla squadra che sono contento per il gioco espresso ma bisogna migliorare. Specie nei gol subiti. Nella nostra difesa c'è anche un difetto di comunicazione che non si può addebitare a Gustavo Gomez, arrivato 10 giorni prima».
C'è anche un deficit nervoso da eliminare: 3 espulsi in 180 minuti sono troppi
«Kucka si è lasciato tradire da una reazione scomposta, Paletta ha ricevuto la seconda ammonizione nei tempi del recupero, Niang ha peccato d'ingenuità. La scaltrezza è una qualità di un giocatore: il francese non ripeterà l'errore».
È soddisfatto di questo Milan anche Silvio Berlusconi?
«Il presidente è veramente un appassionato del Milan e del calcio che trasmette fiducia e incoraggiamento in ogni circostanza. L'ho sentito al telefono più di una volta e di recente a Napoli quando eravamo negli spogliatoi, prima della partita».
Passiamo al capitolo doloroso del calcio-mercato: ha visto le pagelle di giornali e siti specializzati?
«Ho trovato quei giudizi ingenerosi e ho deciso di stampare tutti quei 4 e quei 5 ricevuti per affiggerli sui muri di Milanello. Sono convinto che i calciatori del Milan valgono molto più di quanto loro stessi credono».
Galliani ha inseguito Piaça, Musacchio, Zieliski, Cuadrado e per mancanza di fondi sono arrivati Pasalic, Sosa e Gustavo Gomez dopo Lapadula
«Io ho già vissuto, a Roma, la stagione della transizione tra una proprietà e l'altra e quindi conosco bene i tormenti e le difficoltà. Per Galliani, che è al suo trentesimo mercato, perciò uno dei dirigenti più esperti, è stato complicatissimo. Alla fine un regalino è arrivato».
Si riferisce a Mati Fernandez, naturalmente. È stato lei a chiamare e a impedire che finisse al Cagliari?
«Chiarisco subito. Primo punto: con Mati ho instaurato un rapporto che non è professionale ma anche umano. Secondo punto: è molto probabile che sia stato lui a chiamare me ripetutamente. Terzo punto: alla fine mi ha convinto per il suo entusiasmo e appena si è aperto lo spiraglio ha firmato. Nessun ostruzionismo per il Cagliari, è bene che si sappia».
Ma che ruolo ha questo Mati?
«È un centrocampista, dinamico, nello stretto, palla al piede, molto abile».
Si aspettava l'inizio stentato di de Boer all'Inter?
«Era scontato. È arrivato dal calcio olandese che è diverso non poco da quello italiano a dieci giorni dalla partenza del campionato, ha dovuto conoscere uno per uno i calciatori, informarsi sulle caratteristiche degli avversari. Da noi gli allenatori preparano le partite sui difetti della squadra che affrontano. Perciò sarebbe opportuno farsi consigliare da chi del calcio italiano conosce tutto, il suo vice-presidente Zanetti».
Cambierà sistema di gioco come fece Mihajlovic?
«Non sono un talebano del sistema di gioco, credo più nei calciatori che nei moduli e di solito evito cambiamenti per non confondere il gruppo».
Bacca è il suo ideale di centravanti? E Suso è una scoperta? Meravigliato da Donnarumma?
«Per Bacca parlano i numeri e la sua carriera internazionale, Suso non ha dato il meglio e deve rischiare di più, di Donnarumma mi colpisce la serenità con cui vive da 17 anni il ruolo di portiere del Milan e della Nazionale».
Per qualche giorno, in estate, lei è stato candidato alla panchina della Nazionale proposto da Lotti, sottosegretario di Renzi a palazzo Chigi
«A quel tempo ero in Indonesia. Ho conosciuto Renzi e Lotti a Firenze ma se davvero Lotti, che è tifoso milanista, avesse fatto qualche pressione, avrebbe agito per mandarmi subito al Milan. Ho sempre pensato che in Nazionale serva una grande esperienza, perciò Ventura è la persona adatta».
Crede nei cinesi?
«Sì».
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