La storia di Milano scritta in un palazzo

Centro città. Via Torino, la direttrice che porta dritti in piazza è, come sempre, affollata di macchine, tram motorini e biciclette che sfrecciano in un delicato equilibrio sul pavé. Per trovare un po' di quiete bisogna deviare nelle vie laterali. All’altezza del 61 svoltiamo in via Soncino. Una via tranquilla dominata solo dalla torre di palazzo Stampa di Soncino, risalente al XVI secolo, che rappresenta uno degli edifici più significativi ed emblematici della città. Un pezzo della storia di Milano si cela sotto l’imponente stemma gentilizio. Il palazzo occupa quasi tutto l’isolato, senza lasciare spazio a vetrine, negozi e bar. Se si gira l’angolo ci si trova in via Santa Maria Valle, vicolo più tortuoso, stretto e tranquillo su cui si affaccia l’altro lato del palazzo.
C’è tutta Milano dietro il volume, edito da Skira (160 pagine, 70 euro), Palazzo Stampa di Soncino. Storia di un’architettura milanese di Maria Cristina Loi, che verrà presentato oggi alle 18,30 nel cortile dell’omonimo Palazzo in via Torino 61, sede di Skira Editore: il civico archivio, la biblioteca trivulziana, il civico archivio fotografico, la civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli, l’archivio della Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio. Maria Cristina Loi, docente di storia dell’archittetura presso la facoltà di Architettura civile del Politecnico, ha spulciato e raccolto documenti, stampe, disegni non solo per raccontare la storia dell’edificio, con gli innumerevoli cambiamenti che il palazzo ha subito nel corso di cinque secoli, ma soffermandosi sulle riflessioni sugli aspetti particolari che hanno caratterizzato il periodo in cui fu realizzato. La costruzione della torre e del cortile d’onore, infatti, eseguita su incarico di Massimiliano Stampa, marchese di Soncino all’architetto Cristoforo Lombardo, costituisce il momento più importante per la storia dell’edificio. Torre e cortile, infatti, rappresentano il fulcro del palazzo, inserendosi in un contesto disomogeneo di fabbricati: case con botteghe di stampo medioevale, botteghe, corti, vicoli nel lato occidentale dell’isolato, mentre sul versante orientale, verso via San Giorgio, si trovano due case nobili. Dietro l’operazione di Massimiliano Stampa, che accorpò più proprietà intorno a un nucleo originario, l’autrice legge «una perentoria affermazione di autocelebrazione, un nitido progetto artistico e politico, di cui la torre costituisce il momento cruciale. Quando lo Stampa incomincia a interessarsi del palazzo - scrive la Loi - compie sincronicamente due atti: da un lato promuove una campagna di edificazione delle parti più importanti (torre e cortili) per la sua abitazione, dall’altra mira allo sfruttamento della parte commerciale, dando cioè in affitto botteghe e i laboratori artigiani prospicienti la corsia di San Giorgio».
L’attenzione della studiosa, dunque, si sofferma in particolare sul primo cinquecento a Milano e sulla figura del protagonista Cristoforo Lombardo, l’architetto che firmò parte del progetto. Lombardo, infatti non lo ultimò: morì infatti nel 1555, tre anni dopo Massimiliano Stampa.

Nel corso dei secoli vennero costruiti varie corti, un giardino, nel complesso un’architettura inedita e ricca di «sorprese»: dal Belvedere bramantesco alle architetture dipinte da Giulio Romano. Il resto si può «gustare» tra le pagine del volume e tra le suggestive fotografie di Marco Introini.

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