Subito un arbitrato per i marò: in 90 giorni possiamo liberarli

La giurista Del Vecchio (Luiss) conferma: "Se l'India continua ad opporsi rivolgiamoci al Tribunale del mare di Amburgo". Ma il governo perde tempo

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

«L'Italia può chiedere subito l'istituzione di un arbitrato per i marò. Dopo tre governi e due anni e mezzo di perdite di tempo non so cosa aspettiamo», spiega a il Giornale, Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale alla Luiss di Roma. Sulla rivista online dell'Università ha pubblicato 28 pagine in inglese, che spiegano nei dettagli la strada da seguire, subito.
Se l'India continua a fare spallucce in 90 giorni il presidente del tribunale del mare di Amburgo può superare l'ostacolo. E poi con una procedura d'urgenza i fucilieri di Marina potrebbero venir affidati ad uno Stato o istituzione terza, come la Nato o l'Unione europea finalmente liberi di lasciare Delhi.
Non è fantapolitica, ma una procedura prevista per risolvere le dispute secondo l'Unclos, la convenzione delle nazioni Unite sul diritto del mare. Il primo passo era «lo scambio di vedute» fra le parti per tentare di trovare un accordo. «La convenzione prevede che le parti devono procedere “rapidamente” - sottolinea Del Vecchio -. L'Italia ha già inviato formalmente all'India tre note verbali dal 2013 al 15 febbraio di quest'anno per lo scambio di vedute». Gli indiani hanno sempre fatto melina o risposto negativamente. E noi abbiamo sbagliato quando l'ex inviato speciale, Staffan de Mistura e l'ambasciatore italiano, Daniele Mancini, erano presenti a delle udienze sul caso. Così facendo è come se avessimo riconosciuto, di fatto, la loro giurisdizione.
«Questo non significa che siamo bloccati - aggiunge la docente -. Secondo l'allegato 7 della Convenzione possiamo presentare istanza di arbitrato obbligatorio al tribunale internazionale di Amburgo». Roma deve disegnare un arbitro e lo stesso spetta all'India. «Se non lo farà sarà il presidente della Corte di Amburgo a nominare l'arbitro di Delhi - spiega Del Vecchio -. Poi andrebbero scelti di comune accordo fra i due stati altri tre arbitri, che indicheranno il presidente».
Se l'India continuasse ad opporsi verrebbe scavalcata da Amburgo «ed il tutto potrebbe avvenire in 90 giorni, non tempi biblici». Una volta costituito il tribunale arbitrale l'Italia è in grado di chiedere misure cautelari urgenti per i marò, che da due anni e mezzo languono in India senza processo.
«A questo punto la competenza sui fucilieri di Marina passerebbe ad un paese o istituzione terzi, che potrebbe essere anche la Nato o l'Unione europea - spiega l'esperta - dove sarebbero trasferiti. L'importante è che non rimangano più in India». Poi per un giudizio definitivo sul caso marò ci vorranno almeno due anni, ma «sempre meglio del nulla di fatto fino ad oggi», osserva Del Vecchio.
La cautela del governo Renzi, che ha annunciato l'internazionalizzazione del caso, speriamo non sia un'indecisa lentezza. Roma ha ingaggiato tre avvocati inglesi capitanati da Sir Daniel Behtlehem, che conosce i passaggi dell'arbitrato. Il baronetto aveva rappresentato l'Inghilterra in un caso sollevato dall'Irlanda per una piattaforma off shore. E nel 2001 il tribunale di Amburgo ribadì che uno dei due stati in conflitto «non è obbligato a continuare nello scambio di vedute quando le possibilità di raggiungere un accordo sono state esaurite». La fotocopia dello stallo fra Italia ed India.
Speriamo che i costosi esperti inglesi non siano poco utili come gli avvocati indiani pagati fino ad oggi circa 3,6 milioni di euro.

La difesa d'oro dei fucilieri di Marina rivelata da il Giornale è finita in un'interrogazione al governo del vicecapogruppo della Lega Nord alla Camera Gianluca Pini, che l'ha bollata come «parcella della vergogna». Il parlamentare chiede di riferire in aula sui «milioni dei contribuenti sacrificati all'incompetenza dei governi, che non hanno fatto tornare in patria i marò».

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