Dalla Terra alla luna (e oltre): Asi e l'universo made in Italy

Missioni, scoperte, astronauti: storia dell'Agenzia Spaziale Italiana. Diventata un'eccellenza mondiale

Camilla Golzi Saporiti

Nella notte tra oggi e domani di 49 anni fa l'uomo sbarcava sulla Luna. Alle 22.17 italiane l'Apollo 11 atterrava sul nostro satellite e poche ore più tardi Neil Armstrong appoggiava il primo piede umano su quella superficie così misteriosa e affascinante. Un momento, un attimo, un flash: breve, intenso e destinato a cambiare la storia e a entrare nella storia. Se allora fu un traguardo epocale, oggi resta un anniversario speciale. Che alle porte di Roma, nell'avveniristica sede dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) di Tor Vergata, si vive con particolare slancio e trasporto. All'interno della curva struttura e per i corridoi e gli uffici dalle ampie vetrate trasparenti alternate a pareti nere come la notte che costellano l'edificio (progetto degli architetti Alfonso Femia e Gianluca Peluffo), la squadra spaziale made in Italy considera quella missione come il primo passo di un percorso che ancora continua. Anche grazie a loro. Un percorso tanto difficile e impegnativo quanto stimolante e coinvolgente in cui, forse contro ogni nostra aspettativa, l'Italia gioca un ruolo di protagonista a livello mondiale.

Se dentro i confini nazionali si trascurano, sottovalutano o ignorano spesso i grandi e molti meriti italiani nella corsa e scoperta di stelle, galassie e pianeti, fuori dai confini non sfugge che l'ASI - e di conseguenza l'Italia - siano un'eccellenza, delle vere e proprie star. Chi conta lo sa e lo apprezza. Un nome? La NASA. Dovremmo esserne fieri o perlomeno dovremmo esserne a conoscenza. Invece, come spesso accade, il Belpaese è apprezzato all'estero più di quanto non lo sia ai nostri occhi. Succede con l'arte, la storia e la cultura. Succede persino con la pasta, la pizza e la cucina in generale. Succede anche con lo spazio. «L'Italia ha di che essere orgogliosa», dicono a intermittenza a Tor Vergata 250 persone apparentemente normali. In realtà sono tutte dei numeri uno. Ingegneri, fisici, astrofisici, tecnici e addetti con competenze che superano l'immaginazione, ma anche consulenti, legali e amministrativi. Checco Zalone li definirebbe una squadra fortissimi di uomini e donne. Più donne che uomini. Le quote rosa superano quelle azzurre e non rivestono occupazioni in mensa o segreteria: ricoprono cariche di gran responsabilità, a partire da Barbara Negri, a capo dell'Osservazione ed Esplorazione dell'Universo per arrivare ad Anna Sirica, niente meno che Direttore Generale dell'ASI. Ecco, questa squadra fortissimi, sebbene contenuta nel numero, riesce a dialogare e collaborare direttamente con realtà come la NASA che, per inciso, di risorse umane a disposizione ne ha quasi 18mila. La differenza di numero è compensata dalla capacità nostrana di eccellere nella materia. A dimostrarlo non sono parole, ma successi che questa nicchia spaziale ha saputo conquistarsi sul campo, anzi nel cosmo già nei primi anni Sessanta, grazie alla caparbieta di Luigi Broglio.

Considerato il padre dell'astronautica italiana, riuscì nell'impresa di mettere in orbita il primo satellite made in Italy. Si chiamava San Marco. Era il 1964. A fare il resto, 54 anni di ricerca, innovazione, tecnologia e cooperazione; di osservazione, esplorazione, scoperta e conoscenza. Con razzi, sonde, radar, missioni e lanci di ultima generazione. Il satellite per telecomunicazioni sperimentali SIRIO, la sonda realizzata da NASA, Agenzia Spaziale Europea (ESA) e ASI, Cassini-Huygens, che raggiunge Saturno e sbarca su una delle lune del pianeta degli anelli Titano; il satellite al guinzaglio Tethered, i moduli abitativi Raffaello, Donatello e Leonardo realizzati per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), gli undici su undici lanci andati in porto del razzo vettore VEGA. E, ancora, gli accordi per la missione europea per l'esplorazione marziana ExoMars 2016 e 2020, le undici missioni nello spazio, con il lancio di sette astronauti nostrani, portate a buon fine dal '92 all'anno scorso (e l'anno prossimo Luca Parmitano tornerà come comandante sull'ISS per una missione dell'Agenzia Spaziale Europea), il fiore all'occhiello COSMO-SkyMed per l'osservazione satellitare della Terra 24 ore su 24 in tutte le condizioni atmosferiche e di luce.

Senza dimenticare il contributo dell'ASI e della scienza italiana nella ricostruzione dei primi istanti di vita dell'Universo, nella comprensione del fenomeno dei gamma ray bursts e delle misteriose sorgenti di raggi gamma, e nell'esplorazione spaziale, realizzando strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde NASA ed ESA alla scoperta dei segreti di Marte, Giove, Saturno. La storia continua. Perché in tutte le principali missioni che sono in corso o in decollo, da Mercurio alle comete, da Marte fino ai limiti estremi del nostro Sistema Solare, c'è e ci sarà lo zampino italiano.

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