Spazi fluidi allinsegna di una «disinvolta» monumentalità, ampie vetrate che illuminano le sale ma soprattutto stabiliscono un dialogo con lambiente circostante, una chiara funzione sociale, non priva di un marcato simbolismo, che rimanda a elementi figurativi classici, decontestualizzati e stilizzati, dal bugnato ad aperture a arco: le Case del balilla, esempio di architettura «educativa», hanno segnato sia lorizzonte che lo stile architettonico italiano, ponendo le basi di un razionalismo originale e nostrano. O forse, capitolino. Proprio a Roma, infatti, furono stabiliti i principi e i modelli di tale stile, e da qui vennero alcuni degli architetti più «prolifici» del periodo e del genere. Ad approfondire storia, significato ed evoluzione delle tante «case» italiane è il libro di Rinaldo Capomolla, Marco Mulazzani, Rosalia Vittorini Case del balilla. Architettura e fascismo (Electa), presentato al Macro, che, raccontandole di città in città, dedica grande attenzione alla realtà romana. Nella ricerca di queste case, bisogna muoversi da Trastevere, in largo Ascianghi, dove, tra il 1933 e il 1936, Luigi Moretti realizzò la prima casa romana del balilla, innovando i modelli precedenti. Malgrado la costruzione effettiva sia «tardiva» rispetto ad altre città, dal 27 a Roma erano stati eseguiti più progetti, che, mai tradotti in realtà, erano andati a comporre uno specifico manuale stilato da Enrico Del Debbio nel 28. Ogni progetto doveva attenersi a quella guida e passare lesame dello stesso Del Debbio. La bocciatura delle prime Case capitoline - in realtà, in via Manara furono iniziati i lavori - non impedì la costruzione di altri edifici, dallAccademia fascista di educazione fisica e stadio dei Marmi, realizzati tra 27 e 32 dallo stesso Del Debbio, alle tante palestre del 29, ideate da Cesare Valle in via Nemorense, Vincenzo Munari in viale Adriatico, Bonaventura Berardi in via Panisperna e viale Parco del Celio - che, frutto dell'ampliamento di strutture preesistenti, oggi ospita l'Antiquarium comunale - Fortunato Jerace in via Puglie e via Pacini, Attilio Calzavara in via Cassiodoro. Tutte opere da manuale.
Per arrivare al cuore dell'architettura fascista bisogna spostarsi al Foro dello Sport, oggi Foro Italico, la cui costruzione risale agli anni Trenta del Novecento. Si comincia dalla Casa del balilla sperimentale del Foro, poi Casa delle Armi, opera dello stesso Moretti, composta da strutture «a elle» unite da una sorta di ponte. Si passa alle terme e allAccademia della musica, in piazza De Bosis, progettate da Costantino Costantini, che firma pure la foresteria Nord.
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