di Maria Sorbi
Nella sala d'attesa la coda è lunga, ogni giorno almeno 150 persone. C'è Giovanni, 55 anni, pugliese, che ha bisogno i farmaci per il cuore. C'è Alì, che ha appuntamento con lo psichiatra. C'è Enza, che sta finendo la ricostruzione dei denti davanti e finalmente potrà affrontare i colloqui di lavoro senza coprirsi la bocca con la mano. Siamo all'Opera San Francesco di Milano, l'ambulatorio dei poveri, dove vanno a curarsi i più fragili. A riceverli c'è un esercito di mille volontari, tra medici e no, che non chiede ticket, concede cure e medicinali gratis e funziona meglio di un'Asl. Per di più, offre servizi che il sistema sanitario non sempre copre, dalle cure (costosissime) odontoiatriche, all'assistenza psicologica e alle cure psichiatriche, che altrimenti sarebbero impossibili da seguire per chi vive di stenti ed è socialmente isolato.
All'ambulatorio non si presentano solo stranieri e senza tetto. Ci sono anche tanti italiani che una casa bene o male ce l'hanno e che potrebbero accedere (...)
(...) ai servizi del Sistema sanitario nazionale. Ma non lo fanno per vergogna, forse troppo abituati a essere al margine per pensare di avere un diritto. Molti non hanno il medico di base e - sembra incredibile - nemmeno sanno come farsene assegnare uno. Altri hanno lavori a intermittenza, dimore fortuite o abusive. Temono giudizi e denunce. Nessuno ha soldi da spendere per i farmaci, nemmeno quelli da banco, nemmeno quando di mezzo ci sono i figli.
«La sanità italiana - spiega padre Vittorio Arrigoni, vicepresidente dell'Opera San Francesco - funziona ed è solidale ma ha ancora un grosso problema di burocratizzazione che spaventa chi è più fragile, economicamente e culturalmente. Qui da noi vengono tanti padri separati finiti sul lastrico, molti anziani soli, persone che hanno una casa ma non i soldi per mettere assieme pranzo e cena. E, ovviamente, tutti quelli che altrimenti non si curerebbero».
All'opera San Francesco arrivano farmaci per tutti. Li donano gli ospedali e il Banco farmaceutico. Le volontarie li smistano per categoria e nome in un enorme magazzino salva-vita pieno di scaffali perfettamente organizzati. Da lì si pesca ciò che serve a curare il fisico. Poi c'è il resto. E nemmeno quello viene trascurato.
Ogni persona che arriva non porta con sé solo un problema ma una serie di fragilità inanellate l'una all'altra: salute, anima, relazioni sociali, casa, lavoro. Quando e come si può, si mette in moto una rete per rimediare, almeno in parte, ai problemi più urgenti. Per dare agli ultimi una nuova possibilità. E ci si fa carico del paziente, seguendolo in tutto il suo percorso, soprattutto quando soffre di una patologia cronica (cardiopatia, diabete) ed è di assoluta importanza che sia costante e ordinato nelle cure. Oppure accompagnandolo in un percorso di sedute con lo psicoterapeuta per affrontare le sue ansie o con lo psichiatra per gestire i propri disturbi psichici che, in situazione di precarietà, possono diventare ancora più difficili da gestire.
SOS DENTISTA
I medici volontari curano anche i denti, dando ovviamente precedenza ai casi urgenti e di dolore acuto. «Ma nel tempo - racconta padre Vittorio - ci siamo resi conto dell'importanza delle protesi odontoiatriche come biglietto da visita sociale, per ripartire e agevolare la ricerca di un lavoro, per tamponare una delle multi fragilità delle persone che ci chiedono aiuto. Stiamo cercando di provvedere anche a quelle, grazie alle donazioni. Le nostre tre sale dentistiche, dove ruotano una ventina di dentisti, sono perennemente occupate». Le spese dentistiche sono una delle prime rinunce per chi non tira la fine del mese: rispetto a una media di 31 euro al mese investiti in servizi odontoiatrici da una famiglia media, le famiglie povere non possono spendere dal dentista più di tre euro al mese, quindi non ci vanno. E se non fosse per il no profit non si curerebbero.
LA ZONA D'OMBRA
In Italia ci sono numerose realtà simili all'opera dei frati cappuccini. E ognuna arriva là dove la sanità italiana lascia una zona d'ombra. Se è vero che il nostro sistema sanitario è universalista e non fa distinzione tra ricco e povero, è altrettanto vero che per curarsi 473mila persone nel 2019 si sono dovute rivolgere a 1.844 enti non profit, in particolare associazioni di volontariato.
A stupire è il dato dei cittadini italiani. Gli stranieri restano la maggioranza ma sono calati di quasi centomila unità in due anni per effetto della riduzione degli sbarchi. Il numero degli italiani invece non cambia: sono duecentomila, solo ottomila in meno rispetto all'anno precedente, quelli che non riescono a permettersi antibiotici, antinfiammatori, farmaci per il diabete, per la pressione e, figuriamoci, visite specialistiche. L'Osservatorio sulla povertà sanitaria di Fondazione banco farmaceutico calcola un contenimento generale della spesa sanitaria che, soprattutto nelle famiglie in difficoltà economiche, risulta tra le prime spese da tagliare, in particolare quando si tratta di semplice prevenzione. Inoltre la quota di spesa per la salute coperta dal sistema sanitario è passata dal 62,7% al 59,7%. Specularmente, la spesa totalmente a carico dei cittadini è aumentata, tra il 2016 e il 2018, dal 37,3% al 40,3%.
«Non siamo abituati a pensare che qualcuno possa restare fuori dal sistema sanitario e non facciamo mai caso al fatto che per molti sia un problema pagarsi integralmente i farmaci - spiega Luca Pesenti, direttore dell'Osservatorio Povertà sanitaria -. Eppure gli esclusi sono duecentomila e questo dato scoperchia una situazione che c'è ma che non vediamo. A causa dei tagli, la sanità retrocede e i più deboli sono i primi a crollare. Quando il legislatore deciderà che questa evidenza va tradotta una riformulazione del welfare?». Anche perché, a un anno dalla creazione del reddito di cittadinanza, risulta chiaro che l'assegno non arriva a chi ne ha realmente bisogno e che ne resta esclusa la fascia dei più bisognosi.
Nella fotografia scattata dall'Osservatorio si vede chiaramente come le famiglie povere con più figli siano quelle ad avere i maggiori problemi di accesso al diritto alla salute. «I minorenni in condizione di povertà assoluta sono un milione e 260mila, cioè il 12,6% degli under 18, una percentuale superiore al dato medio della povertà che si ferma all'8,4% degli individui. Tra i poveri, ha limitato le cure o ci ha proprio rinunciato il 40% delle famiglie con figli, rispetto al 35% di quelle dove non ci sono minorenni».
IL PERCORSO DEI FARMACI
La richiesta di medicinali è aumentata da parte degli enti assistenziali. In sette anni è cresciuta del 28% e nel 2019 è stato raggiunto un picco di richieste pari a 1.040.607 confezioni di medicinali. Lo scorso anno sono state raccolte più di 420mila confezioni, rispondendo al 40% delle richieste di cura. Insomma, se la rete del volontariato fa tanto, serve di più. Per questo si cerca di incrementare sempre di più la rete del Banco farmaceutico che anche quest'anno, dal 4 al 10 febbraio, indice la raccolta del farmaco: sarà possibile acquistare un medicinale in una delle 5mila farmacie che aderiscono all'iniziativa, e donarlo a quelle persone che altrimenti non si prenderebbero cura di sé e dei propri figli. Senza che nessuno sia più costretto a scegliere se mangiare o curarsi.
Tra le categorie farmaceutiche più richieste ci sono antipiretici, analgesici, anti-infiammatori, antistaminici, antibiotici, antiacidi, disinfettanti.
Altro circuito riguarda invece i farmaci più «delicati» e costosi, a cominciare da quelli oncologici e ospedalieri che hanno un percorso più protetto.
Maria Sorbi
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