Roma - Un Grande Orecchio che tiene «il Paese sotto controllo». Le intercettazioni, spiega Angelino Alfano, sono ogni anno 100mila e con ogni «bersaglio» spiato entrano in contatto migliaia di persone, in media in 30 telefonate al giorno. Così «si arriva a 3 milioni di intercettazioni», il che va moltiplicato per settimane, mesi, anni addirittura. Ecco che le conversazioni di una «grandissima parte» del Paese vengono ascoltate da poliziotti e magistrati, che la vita di troppi italiani viene frugata e, spesso e volentieri, messa in piazza. Sta tutto qui l’abuso «acclarato e condiviso», la violazione della privacy.
Il ministro della Giustizia fa i conti di fronte alla Commissione Giustizia della Camera e garantisce che il governo non intende fare «nessuna marcia indietro». Non sulle intercettazioni, come sul reato d’immigrazione clandestina o sulla prostituzione. «Abbiamo un’unica cambiale da onorare - dice Alfano -, ed è quella con il nostro elettorato».
In mezzo alle polemiche suscitate dalle associazioni di magistrati e giornalisti e dall’opposizione, Antonio Di Pietro in testa che minaccia il referendum, il Guardasigilli tiene la barra ferma. Ribadisce che al disegno di legge per limitare l’uso delle intercettazioni si sta lavorando a via Arenula e che forse venerdì il testo arriverà al Consiglio dei ministri. Poi, si aprirà nelle Camere un «confronto costruttivo», per discutere delle «parti controverse». Con gli alleati ci saranno consultazioni, a cominciare dalla Lega, che ha manifestato dubbi sulla limitazione alle indagini di mafia e terrorismo e, con Roberto Castelli, ha consigliato di includere reati come corruzione e concussione. E si cercheranno soluzioni condivise con la minoranza, che è d’accordo sull’«urgenza» di intervenire, anche se ora fa i suoi distinguo.
D’altra parte, ad arginare il fenomeno sarebbero state utili le sanzioni già in vigore, peccato che finora non siano state applicate anche quando «il codice è stato violato».
Così, comunque, per Alfano non si può andare avanti, anche perché c’è il monito della Corte europea sui diritti dell’uomo per la tutela della privacy. E da noi la spesa per le intercettazioni «è in continua crescita: ha avuto un incremento» del 50 per cento dal 2003 al 2006. Nel 2007 i «bersagli» sono stati 125mila e ogni intercettazione è costata 1.794 euro, per un totale di 224 milioni di euro.
Il numero record di autorizzazioni nel nostro Paese, sottolinea il ministro, «non è giustificato», visto che negli Stati Uniti se ne fanno 1700 e in Svizzera 1300, in Olanda 3.700, in Gran Bretagna 5.500, in Francia 20.000. Non funziona anche l’attuale sistema, in base al quale ogni Procura autonomamente noleggia gli apparati e contratta il prezzo. «Si è rivelato molto costoso ed irrazionale - dice Alfano -, dato che la varie Procure hanno stipulato contratti a prezzi molto differenti ciascuna dall’altra».
Ma come si procederà? Il ministro dice che andranno indicate «le categorie di persone assoggettabili», poi fissata «la natura dei reati per i quali si possono richiedere» e infine stabilito il «termine massimo per la loro durata».
Si partirà dai due disegni di legge del governo Berlusconi del 2005 e da quello dell’anno scorso del governo Prodi. «Non divergono radicalmente», da notare. Ma la questione controversa è quella dei «presupposti» per le intercettazioni. Silvio Berlusconi ha parlato di limitare le intercettazioni alle inchieste di mafia e terrorismo e di infliggere 5 anni di carcere a chi divulga e pubblica i testi delle conversazioni spiate. Il testo del governo di centrosinistra, spiega Alfano, prevedeva restringenti, divieti di pubblicazione, un archivio riservato, sanzioni da 6 mesi a 3 anni per chi diffondeva atti coperti dal segreto, la reclusione da 1 a 3 anni per chi in modo illecito viene a conoscenza di atti coperti dal segreto.
Anche un’ammenda da 10mila a 100 mila euro per i giornalisti, in alternativa alla reclusione. E poi, che le intercettazioni non potessero durare per più di 3 mesi e un controllo severo sulle spese da parte della Corte dei conti. Non era tenero, insomma e l’accordo, Alfano ne è convinto, si può trovare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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