RomaMesso in «cassaforte» il federalismo fiscale, la Lega ormai punta diretta al passo successivo. Lo ha indicato Bossi a Venezia: il decentramento dei ministeri. È una delle partite a cui il Carroccio tiene di più, e che entra anche nelle trattative sulla prosecuzione della legislatura, come contropartita alla fedeltà leghista. La novità, spiegata più chiaramente da Roberto Calderoli nel question time alla Camera, è che la Lega non vuol farsi garante di un potenziamento amministrativo solo del Nord, ma di un progetto di governo federale spalmato su tutto il Paese, a dimostrazione del fatto che il nuovo Carroccio sta provando a ragionare da forza nazionale. Certo, il locus naturale per il ministero delle Finanze resta Milano, la capitale economica, per il dicastero dello Sviluppo economico cè Torino, così come Venezia sarebbe sede perfetta per il ministero dei Beni culturali. Però anche le grandi città del Sud sono previste nel piano di decentramento leghista: «Per quello che mi riguarda penso che i ministeri stiano bene dove ha più senso che stiano - ha detto Calderoli - Faccio un esempio: io metterei il ministero dellInterno a Palermo piuttosto che a Reggio Calabria e quello dellAmbiente a Napoli». Il modello che ha in mente Bossi è quello della Gran Bretagna, «lì è una battaglia che hanno fatto da tempo: non cè più un ministero a Londra perché tutti sono stati distribuiti, anche quelli importanti». La posta in gioco è politica e anche economica, visto lindotto che i ministeri comportano in stipendi e posti di lavoro. «Possibile che i nostri giovani non possano avere accesso anche loro ai posti in ministero? - si è lamentato Bossi dal palco di Venezia - I ministeri sono una fonte enorme di posti di lavoro e di soldi».
Su questo si lavora a una proposta di legge popolare da portare poi in Parlamento. Qui Calderoli promette non 50mila firme, ma «milioni» di firme. Una modifica alla norma che dispone la presenza del governo a Roma non richiede peraltro grandi sforzi. «La legge - ricorda Calderoli- risale al 1871. Parla di governo centrale e non precisa neppure se i dicasteri debbano stare nella capitale. Credo che qualunque legge successiva possa modificare la legge originaria, perché nulla si dice a riguardo nella Costituzione». Quanto ai costi, secondo la Lega ci sarebbe anche da guadagnarci: «Le spese nellamministrazione dei ministeri a livello centrale non hanno certo brillato per virtuosità. Si può paradossalmente pensare che si possa arrivare a una riduzione degli oneri».
Nessuno dei due ministri, sia Calderoli che Bossi, ha parlato a Venezia nelle vesti di rappresentante del governo, ma solo come dirigente della Lega, ha precisato Calderoli per rispondere allUdc.
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