Segretario della Sinistra giovanile, eurodeputato, presidente di provincia e presidente di Regione. Nicola Zingaretti, uomo di basso profilo, nella sua trentennale gavetta nelle file del Pci-Pds-Ds-Pd ha sempre ricoperto ruoli molto importanti ma mai decisivi. Fino a oggi.
La carriera politica di Zingaretti
L’elezione a segretario nazionale del Pd rappresenta la prova di maturità per Zingaretti che ha vinto tutte le competizioni elettorali a cui ha partecipato e che detiene nel Lazio il suo personale “bottino” di voti. Nel 2008, mentre il centrosinistra perdeva Roma dopo 25 anni di governo, lui veniva eletto presidente della provincia. Nel 2013 sarebbe spettato a lui il compito di ‘riconquistarla’ ma la caduta della giunta di Renata Polverini lo obbliga a correre per il ruolo di presidente della Regione Lazio. Ruolo nel quale viene riconfermato un anno fa, proprio lo stesso giorno in cui il Pd renziano prendeva una sonora batosta alle Politiche. Vince di misura contro Stefano Parisi ma tanto basta a Zingaretti per sostenere di essere il primo e unico presidente del Lazio ad aver ottenuto la rielezione. Fin qui sembrerebbe di trovarsi di fronte a un fenomeno della sinistra più dura e pura, o come preferisce definirla, “plurale ed inclusiva”. In estrema sintesi: una sinistra antirenziana. Ma la realtà dei fatti, invece, ci pone davanti a un uomo dalle molteplici ombre.
Il malgoverno dell Regione Lazio
Non stiamo parlando delle inchieste nate dopo Mafia Capitale e per le quali il neosegretario del Pd ha ricevuto solo richieste di archiviazione da parte della Procura di Roma. Ci riferiamo, invece, al malgoverno della Regione Lazio. Prima di tutto non è affatto vero, come Zingaretti ha sostenuto nel corso della sua ultima campagna elettorale, che la sanità del Lazio sia più commissariata. Anzi, il ministro Giulia Grillo, solo pochi giorni fa, ha chiarito che, sebbene le valutazioni tecniche spettino al Mef, l’uscita dal commissariamento “non sarà imminente”. E, intanto, non solo l’ultimo rapporto Oasi dell’università Bocconi valuta la sanità nel Lazio come la peggiore d’Italia. Nonostante una riduzione del personale del 14% e una diminuzione di 3600 posti letto negli ultimi anni, la Sanità del Lazio continua a fare acqua da tutte le parti. Non è stato sufficiente portare l'aliquota regionale Irpef per i redditi più elevati al 3,33 (la più alta d’Italia) per far porre fine al commissariamento. Sul versante dei rifiuti, invece, Campidoglio e Regione giocano a rimpallarsi le responsabilità. Dopo la chiusura di Malagrotta, come sappiamo, Roma continua ad avere grossissimi problemi nella gestione dei rifiuti che vengono smaltiti al di fuori del Lazio e la Regione, per uscire dal pantano, punta ad aprire una nuova discarica. Idea respinta categoricamente dalla giunta di Virginia Raggi.
Infine, come rivelato dal quotidiano Il Tempo, la Regione Lazio, soltanto negli ultimi due mesi, sarebbero stati assunti 10 persone vicine ai ‘zingarettiani che, unite a quelle già integrate in passato, fanno salire il numero di raccomandati assunti a 63.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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