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Tim, Labriola vince ai punti e torna a parlare di dividendi

L’astensione di Vivendi ha favorito l’affermazione della lista del cda cui però parteciperanno anche Paolucci e Siragusa

Tim, Labriola vince ai punti e torna a parlare di dividendi

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Un’altra nube si dissipa sopra al cielo di Tim. Ieri l’assemblea dei soci ha votato a larghissima maggioranza la lista del consiglio d’amministrazione, con la conferma del ceo Pietro Labriola che ora potrà proseguire con l’ultimo miglio dell’operazione-rete con il fondo Kkr. Si è astenuto come da promessa il primo azionista Vivendi, contrario alla cessione della rete alle cifre pattuite, ma che alla fine ha ceduto alla realpolitik. Ora l’annuncio di proseguire la causa al Tribunale di Milano pare più un fatto d’orgoglio, che una reale minaccia allo scorporo della rete. Il titolo in Borsa ha reagito positivamente (+1,8%), con picchi anche oltre il 4,5%.
Alla fine, si è rivelata più bassa delle previsioni l’affluenza all’assise (solo il 50,77% del capitale presente). La lista del cda – che proponeva la riconferma di Labriola e Alberta Figari alla presidenza – si è assicurata il 48,97% dei voti. Merlyn Partners è stata la seconda più votata, con il 2,38% delle preferenze, mentre Bluebell si è fermata appena sopra l’1 per cento. Essendo stata approvata la riduzione del board a nove elementi, il nuovo cda sarà composto da Labriola, Figari, Giovanni Gorno Tempini, Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi e Domitilla Benigni (dalla lista del board), Umberto Paolucci e Stefano Siragusa (per Merlyn Partners) e Paola Giannotti De Ponti (Bluebell). Per quanto riguardo il collegio sindacale, la lista di Vivendi si è rivelata essere la più votata, mentre la presidenza, con Ferdinando Fallacara, andrà al rappresentante di Assogestioni.
«L’assemblea degli azionisti di oggi segna un importante continuità nel piano che stiamo portando avanti», è stato il commento di Labriola dopo il voto di riconferma, «nei prossimi tre anni lavoreremo per garantire una crescita duratura del gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder e con l’obiettivo di valorizzarne i punti di forza». Di sicuro interesse per gli azionisti, poi, è un altro passaggio: «Puntiamo a tornare possibilmente in arco di piano a remunerare gli azionisti, che con l’assemblea di oggi ci hanno dato la fiducia ad andare avanti».
Agli altri punti l’assemblea ha approvato il bilancio del 2023, chiuso in perdita di 995 milioni. Il mancato voto di Vivendi, invece, è stato decisivo per la non approvazione della politica di remunerazione e dei compensi corrisposti l’anno scorso, un voto che ha raccolto il favore di gran parte dei soci votanti ma che non è comunque passato poiché l’astensione vale come voto contrario.
Si tratta di un voto consultivo, quindi che non andrà a influire sui compensi dei manager. Ed era quasi scontato, viste le tensioni pregresse tra il primo socio francese (che ha il 23,75% del capitale) e il board colpevole di aver approvato la cessione a Kkr.

Sempre a causa dell’astensione del gruppo di Bolloré non sono state approvate le modifiche al Piano di Stock Options 2022-2024.

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