Cronaca internazionale

"10 euro per stare sul ponte". Così il migrante si è salvato dal naufragio

Dalle testimonianze dei migranti i racconti che avvalorano le tesi greche sul naufragio: "Motori spenti in modo che le navi di passaggio non sentissero rumori"

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Emergono nuovi dettagli sul naufragio avvenuto in Grecia, a sud del Peloponneso. Come riportano le voci provenienti dalla Libia il peschereccio partito il venerdì prima del naufragio era diretto in Italia ma durante la navigazione ha perso la rotta, ritrovandosi in Grecia. A bordo circa 750 persone, delle quali un centinaio sono state recuperate dalla Guardia costiera ellenica. Sono circa 80 i morti accertati mentre il resto dei migranti risultano ufficialmente dispersi, anche se per loro non ci sono più speranze di salvezza. Intervistato dal quotidiano greco Kathimerini, uno dei sopravvissuti ha raccontato di aver pagato 10 euro, più probabilmente dinari, a uno degli scafisti per poter rimanere sul ponte e non in stiva, per respirare aria fresca. Ed è stato questo ad avergli salvato la vita.

"Chi era dentro non ha fatto in tempo a uscire. È affondato con la barca come mia moglie e i miei figli, che erano in cabina", ha proseguito il testimone. Sulle tariffe pagate ci sono molte divergenze, soprattutto sulla valuta dei versamenti, in quanto mentre nelle traduzioni si fa riferimento a dollari o euro, è più probabile che si tratti di dinari libici, come si legge nelle conversazioni di questi giorni tra pakistani nelle chat dedicate alle organizzazioni dei viaggi. L'imbarco sul peschereccio, spiegano i superstiti, è avvenuto mediante piccole barche che hanno fatto la spola tra spiaggia e la rada dov'era ancorato il barcone, trasportando 40 persone per volta. Un'operazione durata diverse ore: "Il capitano aveva un telefono satellitare. Quando riposava, il timone passava al suo braccio destro".

Pare che, come raccontano i testimoni, il peschereccio abbia avuto problemi al motore fin dal principio: "Lo riparava uno di loro, ma continuava a guastarsi". Martedì, gli scafisti si sono resi conto di aver perso la rotta, "non sapevano come raggiungere l’Italia, hanno chiamato i soccorsi". Dalle di questo giovane migrante, quindi, sembrerebbe che gli scafisti non abbiano chiamato per avere aiuto perché la barca era in pericolo ma perché avevano perso la rotta per raggiungere l'Italia, mentre la Grecia era lì a portata di mano. Per quanto questo non cambi il risultato della tragedia, cambia però la narrazione. Anche perché, come aggiunge un altro testimone: "La sera i trafficanti avevano spento i motori in modo che le navi di passaggio non sentissero rumori. Poi abbiamo ripreso il viaggio. Mezz’ora dopo si è fermato di nuovo".

Anche questo passaggio potrebbe avvalorare le spiegazioni della Guardia costiera greca, che ha sostenuto fin dall'inizio che il barcone non voleva essere aiutato, perché il suo obiettivo era quello di raggiungere l'Italia.

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