Amatrice, viaggio nella città sommersa dalle macerie ad un anno dal sisma

Divisa tra dolore e speranza, la città rasa al suolo dal terremoto del 24 agosto scorso è ancora sommersa dalle macerie. Solo il 10% dei detriti è stato rimosso e le casette tardano ad arrivare

Amatrice, viaggio nella città sommersa dalle macerie ad un anno dal sisma

Un tornante dopo l’altro e la strada comincia a suggerire che la destinazione è vicina. Ti accorgi che sei quasi arrivato ad Amatrice quando la parola “rinascita” inizia a fare capolino dietro ogni curva: impressa su fogli di carta e bandiere tricolore, s’affaccia timida e potente finché non viene consacrata dai pilastri robusti del ponte che conduce in città: “Il ponte della Rinascita”. In realtà si tratta di un bypass, di un passaggio alternativo al ponte originale, venuto giù con le prime scosse. “Oggi - aveva annunciato il sindaco Sergio Pirozzi all’epoca della sua inaugurazione - è stata vinta una battaglia, dobbiamo vincere la guerra”. Ad un anno esatto dalla notte tra il 23 e il 24 agosto 2016 siamo tornati ad Amatrice, per capire se quella “guerra” è stata vinta (guarda il video).

Cumuli di dolore nella “zona rossa”

“È un dolore che rimane, è un pugno nello stomaco. Sono i ricordi di una vita, dell’adolescenza, dell’estate passata con i cugini e delle persone care che non ce l’hanno fatta. Non è possibile che, dopo un anno, le macerie siano ancora qui”. A parlare è Livia, una donna sulla quarantina che incontriamo nella zona rossa di Amatrice. Dopo il terremoto non era mai più tornata qui ed oggi, per la prima volta, ha visto cosa rimane dell’abitazione dove ha trascorso le estati della sua giovinezza: un cumulo informe di detriti e polvere. In dodici mesi, infatti, è stato rimosso appena il dieci per cento dei 2,3 milioni di tonnellate di macerie e calcinacci che tengono ancora in ostaggio le strade di Amatrice e delle sue sessantanove frazioni. Entro fine agosto, invece, dovrebbe essere finalmente riaperta al traffico un’importantissima via di collegamento cittadina. Si tratta di corso Umberto I, quasi interamente liberato dalle rovine, che ieri è stato percorso dalla fiaccolata silenziosa con cui la comunità amatriciana ha ricordato le vittime del sisma.

La versione del sindaco Pirozzi

“È stato fatto molto nella prima fase, quella dell’emergenza, poi su alcune questioni non c’è stata la sensibilità perché le persone che dovevano decidere non erano entrate nella zona rossa del dolore di questa comunità”, spiega il primo cittadino di Amatrice, Sergio Pirozzi. Lo incontriamo nel suo quartier generale, nei container del Centro operativo comunale, dove già dalle prime ore del pomeriggio è assediato dai giornalisti. “C’è stato un ritardo importante, di circa due mesi e mezzo, nell’espletamento della gara per la rimozione e lo smaltimento delle macerie - spiega - e in questo ha una responsabilità politica forte l’assessore ai rifiuti della Regione Lazio che qui non c’è mai stato”. La voce del sindaco si fa più scura: “Se non ci stai non capisci che un ritardo come questo in una terra devastata può fare la differenza tra la vita e la morte psicologica delle persone rimaste qui dal 24 agosto”. Ed il piano del governo per il dopo-Errani? “Nominare commissari i quattro presidenti delle regioni è una follia” secondo Pirozzi che chiede più poteri ai sindaci nel rispetto del “principio della sussidiarietà sancito dalla Costituzione”. “Oggi c'è una grande opportunità: quella di nominare un commissario tecnico, mentre i sub commissari dovrebbero essere i sindaci delle città più colpite dal sisma - spiega Pirozzi - perché chi meglio di loro può trovare le soluzioni?”.

“Siamo ancora troppo indietro”

La prima area commerciale è stata inaugurata appena dieci giorni fa. Anche il polo dedicato al food è stato da poco aperto ai visitatori che approfittano delle ferie estive per gustare un’amatriciana e dare un piccolo contributo alla rinascita del paese. A causa delle lungaggini burocratiche però, per ora, hanno rialzato la serranda non più di una decina di negozi, i lavori del secondo spazio commerciale procedono a rilento ed i ristoranti aperti sono solo cinque. “Siamo ancora troppo indietro su tutto ed i commercianti sono senza dubbio la categoria più sfortunata”. A chiedere maggior attenzione nei loro confronti è don Savino d’Amelio, parroco di Amatrice da quasi un decennio e, ormai da un anno, anche lui “sotto sfratto”. L’antica chiesa di Sant’Agostino, infatti, è inagibile. Dopo aver lasciato finalmente la tenda, lo scorso novembre il prete si è trasferito in una struttura di cartongesso: una parrocchia improvvisata, dove dice la messa e che, all’occorrenza, si trasforma in consultorio, sala riunioni e luogo di ritrovo.

Verso l’inverno con l’incognita casette

Circa 210 famiglie, su un totale di 480, si sono viste assegnare i moduli abitativi. “Se gli ultimi lotti non arriveranno in tempo per la riapertura delle scuole il paese rischia di spopolarsi”: è ancora don Savino a parlare. Il sacerdote s’interroga sul futuro della sua comunità. A causa dei ritardi nella consegna delle casette, infatti, gli amatriciani ancora sfollati nelle roulotte o negli hotel della costa adriatica potrebbero decidere di trasferirsi altrove. E per i più fortunati, cioè coloro che alloggiano nei lotti prefabbricati, anche l’inverno che si avvicina avrà il sapore di una sfida. “Speriamo di non avere delle grane tra qualche mese - si sfoga il signor Sergio - perché l’inverno qui è tagliente e chissà se le casette saranno abbastanza resistenti”. Quello invernale sarà un test ed i timori di chi abita nei lotti non sono pochi. Le strutture reggeranno alle basse temperature? Il riscaldamento sarà sufficiente? Domande legittime a cui solo il tempo potrà dare risposte. Di sicuro c’è che Amatrice non è L’Aquila. Sergio lo sa: “All’epoca sistemarono 20mila persone in appena cinque mesi.

Noi siamo molti di meno e, a distanza di un anno, guardi ancora come siamo messi”.

E allora quando te ne vai da Amatrice quelle curve le guardi con occhi diversi (guarda le foto). Tortuose, estenuanti, apparentemente infinite. Proprio come le difficoltà di questa terra.

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