Ventimiglia - I no border gridano slogan contro il il blocco delle frontiere in Europa, invocando la libera circolazione dei migranti. Un duro "Je accuse" contro Macron e le autorità francesi accusate addirittura di "deminorizzare" i minori, quest'ultimi costantemente respinti alla frontiera. Ma non è tutto. C'è anche un attimo di raccoglimento, quando gli attivisti dei centri sociali ripercorrono la lunga scia di sangue che in questi anni ha marchiato a fuoco il confine italo francese di Ventimiglia, elencando, una per una, le vittime di una politica populista e autoritaria. A partire, dunque, da chi è morto sotto il treno, a chi è stato investito e ucciso in autostrada; a chi ancora è rimasto folgorato sui treni o annegato in mare.
Ma loro, dove sono?
Sì, avete capito bene: i migranti. I veri protagonisti di questa plateale parata, consumatasi davanti a decine di telecamere italiane e francesi. Gli stessi "rifugiati" che dovrebbero esprimere solidarietà ai loro connazionali uccisi da un'Europa noncurante dei diritti umani; che dovrebbero urlare la rabbia dei loro fratelli morti nel viaggio della speranza. Loro non ci sono, perchè stanno giocando a pallone (guarda la gallery), pochi metri più in là, evidentemente annoiati dall'idea di dover ascoltare i "sermoni" dei vari attivisti e politici della "gouche" che si alternano sul "palco" di fronte al cimitero di Roverino, a Ventimiglia, in occasione della prima tappa della marcia di solidarietà Ventimiglia-Calais, organizzata dall'associazione "L'Auberge des Migrants" (L'osteria dei migranti). Marcia che è partita alle 11 e il cui arrivo alla frontiera franco britannica è previsto il prossimo 7 luglio. Una tappa simbolica, quella di Ventimiglia, che vuole segnare la partenza dal confine italo-francese. La marcia vera e propria, infatti, che si divide in sessanta tappe, della lunghezza media di venticinque chilometri ciascuna, debutterà domani da Breil.
Al debutto della marcia, tra gli altri, erano presenti il vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta e il vescovo emerito Jacques Jaillot.
E poi, il parroco don Rito Alvarez, simbolo dell'accoglienza delle Gianchette, nella cui parrocchia di Sant'Antonio, in passato, hanno trovato rifugio centinaia di stranieri e l'europarlamentare Marie Christine Vergiat (Gauche européenne), che ha sparato a zero contro Macron e il governo del proprio Paese, per quanto riguarda le politiche di accoglienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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