Tenere in carcere un uomo per un reato che non ha compiuto è un delitto. In questo caso, un delitto di Stato per il reato di tortura. Nonostante e dopo la sentenza della Corte europea, che ha stabilito che Bruno Contrada non doveva essere processato, la Cassazione ha confermato la decisione del tribunale di Sorveglianza di non concedere a Marcello Dell'Utri la liberazione anticipata dal carcere, dove sta per un delitto non commesso e per un reato inesistente in assoluto, come ha autorevolmente sostenuto il procuratore Jacoviello, e comunque non definito prima del 1994 (Dell'Utri sarebbe stato condannato per «concorso esterno», manifestato tra il 1977 e il 1992). Mi pare abbastanza chiaro, se siamo in Europa, come osserva perfino Antonio Ingroia, e se la giurisprudenza prevede che debba prevalere la sentenza più favorevole all'imputato: «Che succede allora? Siamo forse in presenza di un conflitto giurisprudenziale fra Europa e Italia?». In piena illegalità hanno fatto un processo a Contrada e a Dell'Utri, per tre gradi di giudizio, decine di magistrati ignoranti e colpevoli (alla luce della sentenza europea), e non hanno pagato la loro colpa e la loro distrazione.
E ora altri giudici, almeno sei, fanno lo stesso errore e tengono in carcere un innocente, per un reato che non poteva commettere perché non era contemplato nel codice penale, e per il quale, come Contrada, non poteva essere processato. Ma nessun parlamentare trova materia per una interrogazione su questo scandalo?
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