Tutti gli arrestati di Savona e provincia, d’ora in poi dovranno essere associati al carcere di Sanremo e non più, alternativamente, a quelli di Imperia e Genova. Il motivo è da ricercarsi nel recente crollo del ponte Morandi, di Genova, che ha spezzato in due la Liguria, creando non pochi problemi alla viabilità.
A lanciare il grido di allarme è il sindacalista Uil-Pa, Fabio Pagani della polizia penitenziaria, secondo il quale il carcere di Sanremo è già sovraffollato con i suoi 230 detenuti e aggiungerne degli altri, senza averlo primo sfollato, potrebbe creare un pericolo per quanto riguarda l’ordine pubblico. Ma cerchiamo di capire cosa è accaduto.
Il carcere di Savona è stato chiuso nel 2015. Fino al giorno prima del crollo del viadotto genovese, chi veniva arrestato in quella provincia: dalle 8 alle 16, veniva tradotto al carcere di Imperia; dalle 16 alle 8, a quello di Genova. Oggi che Levante e Ponente ligure sono divisi, si è reso necessario portare tutti i detenuti di Savona, a Sanremo dove la casa di reclusione (per chi deve scontare una pena definitiva), di fatto, rischia di trasformarsi anche in una casa di reclusione.
“A Sanremo sono presenti 230 detenuti e in più bisogna fare i conti con la carenza di organico della polizia penitenziaria - avverte Pagani -. Sì che il crollo del ponte ha complicato i collegamenti tra il Ponente e il Levante della Liguria, ma la scelta di affidare ad un unico istituto penitenziario tutte le incombenze, senza intervenire con adeguato sfollamento del penitenziario e senza inviare unità di polizia penitenziaria, anche in missione, potrebbe rilevarsi scellerata, un rischio che potrebbe mettere in serio pericolo ordine e sicurezza".
Secondo Pagani: "Prima è necessario sfollare
di almeno quaranta unità il carcere di Sanremo, trasferendo i detenuti tra Torino, Alessandria o Milano. Dopo soltanto sarà possibile portare quelli nuovi, anche se la priorità resta la riapertura del carcere di Savona".
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