Una cultura da quinta elementare

Una cultura da quinta elementare

Mentre scrivo non conosco ancora il nome del ministro dei Beni culturali del futuro governo. Posso comunque escludere che si tratti di Tomaso Montanari, talvolta evocato nell'area dei 5 Stelle; ma, per quanto lo conosco, sono certo che non può condividere un accordo con la Lega. In ogni caso ci siamo contemporaneamente pronunciati sull'inverosimile programma che, alla parola «Cultura», propone una serie di ovvietà che escludono ogni dimensione spirituale e ideale. S'inizia con un'identificazione della cultura con il patrimonio (ben separati, in Francia), come esibizione muscolare: «Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche un'eccellenza a livello mondiale» (bum!). Poi l'amara conclusione: «Tuttavia, nonostante tali risorse, l'Italia non sfrutta appieno le sue possibilità». Dunque la cultura va «sfruttata»? E per quale fine? Non risulta loro che i beni culturali siano fondamentali per la costituzione delle coscienze, ma che invece siano «uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo» (sic!). Comunque benché non originali, sanno da dove partire: «È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore».

Clamoroso. La cultura come «motore di crescita» è impagabile, e sia chiaro che è un «motore» di «inestimabile valore». Una cosa è certa: l'estensore di idee così innovative e originali non ha finito la scuola dell'obbligo.

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