A Lampedusa si commemora il naufragio del 3 ottobre 2013

Questa notte sull'isola le commemorazioni per il naufragio del 3 ottobre 2013, in cui morirono 386 persone. Nelle stesse ore in cui si commemorava però, a Lampedusa sono arrivati altri 69 migranti

A Lampedusa si commemora il naufragio del 3 ottobre 2013

Piove a dirotto questa notte a Lampedusa, poco dopo la mezzanotte sia sull’isola che su buona parte del canale di Sicilia arrivano i primi veri temporali d’autunno che sembrano voler dare l’estremo commiato all’estate.

Nella stessa notte di sei anni fa invece, non c'era alcun maltempo: alle 3:48 del 3 ottobre 2013 un peschereccio con a bordo più di 400 persone andò in avaria mentre si trovava a poche miglia dalle coste lampedusane. Non è chiara ancora oggi la dinamica di quanto accaduto, si sa solo che per qualche motivo si scatenò il panico tra i migranti a bordo dell'imbarcazione partita dalla Libia.

Momenti di concitazione che causano uno dei naufragi più tragici da quando il Mediterraneo è solcato da centinaia di imbarcazioni che partono dall’Africa. Alle prime luci dell’alba, i primi soccorritori hanno già cognizione delle dimensioni del disastro: sul moro Favarolo, quello che pochi mesi prima ospita il Papa alla sua prima uscita dopo l’elezione del Conclave, iniziano ad essere adagiati morti e feriti.

Al termine di quella giornata si contano 386 vittime, ma altri risultano ufficialmente dispersi. Un dramma che, nella pioggia di Lampedusa di questo 3 ottobre, viene ricordato in piena notte a partire dallo stesso orario del naufragio.

Nel corso di tutta la giornata sull’isola si susseguono manifestazioni, marce e dibattiti che vedono coinvolte associazioni e comitati. Così come ogni anno, a Lampedusa arriva anche qualche superstite di quella tragedia.

Presenti anche almeno 200 studenti invitati da diversi istituti superiori europei. Una giornata dedita al ricordo dunque, del resto qui le immagini dei soccorsi frenetici e delle tante bare posizionate all’interno del vecchio hangar dell’aeroporto sono ancora ben presenti nella mente dei lampedusani.

Una tragedia destinata, già pochi giorni dopo, ad essere strumentalizzata politicamente e ad essere inserita nei dibattiti ogni qualvolta si parla di migranti e di migrazioni. Sono vittime, quelle della sciagura lampedusana, diventate loro malgrado funzionali per chi preme per un’accoglienza senza limiti, per chi vede in ogni tentativo di legittimo controllo una forma di razzismo.

Non è un caso che proprio oggi a Strasburgo, presso la sede del parlamento europeo, Carola Rackete venga invitata a parlare di migranti ed immigrazione, con gli eurodeputati pronti ad applaudire la capitana della Sea Watch 3, la nave che sperona proprio a Lampedusa una motovedetta della Guardia di Finanza pur di entrare in porto, quando afferma che l’Italia è “fuori dal diritto internazionale”.

Il 3 ottobre diventa oramai quasi un natale laico per “no borders” ed affini, una giornata in cui più che puntare i riflettori sul dolore vissuto da Lampedusa, sulle storie di chi dall’Africa ha lasciato tutto (anche gli affetti e la vita) e sulle lacrime dei sopravvissuti, si usano le immagini di morte di sei anni fa per pubblicizzare la propria visione politica. Certo, tra chi oggi commemora, c'è chi realmente avverte e sente quanto accaduto, non di meno però quei settori della società che propongono un'accoglienza senza remore non esitano ad usare la tragedia di sei anni fa.

Ed intanto proprio a Lampedusa, mentre si svolge la commemorazione del naufragio, le forze dell’ordine continuano a lavorare senza sosta per via dell’impennata di sbarchi sull’isola. Solo questa notte infatti, approdano a Lampedusa 69 persone. I finanzieri li intercettano a bordo di un barcone e li portano al molo Favarolo. In gran parte si tratta di sub sahariani e bengalesi e dichiarano di essere partiti dalla Libia. Proprio come coloro che sei anni fa perdono la vita a poche miglia dall’isola.

Da allora ciò che realmente andava fatto non è stato fatto: niente stabilizzazione della Libia, niente serie discussioni sullo sviluppo dell’Africa, nessuna seria iniziativa politica da parte europea per evitare nuove partenze. Si preferisce, almeno per il momento, solo commemorare.

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