C'è un motivo se Mediterranea Saving Humans "non teme un nuovo caso Sea Watch" e se, dopo aver caricato 54 migranti a bordo della nave "Alex", sta già facendo rotta verso Nord, incurante degli avvertimenti del ministro Salvini ad andare in Tunisia. Tutto ruota attorno al fatto che la barca a vela con cui l'Ong di Casarini sta pattugliando il Mediterraneo batte bandiera italiana.
I centri sociali sono tornati in mare due giorni fa nonostante la loro imbarcazione "madre", quella Mare Jonio per cui hanno speso migliaia di euro, sia ferma al porto di Licata sotto sequestro. L'Ong veleggia nel Mediterraneo con una barca "da crociera" di 20 metri, non attrezzata per il search and rescue. Tradotto: non ha i mezzi per soccorrere al meglio gli immigrati. Perché allora è partita lo stesso? L'obiettivo dichiarato è quello "di mettere in mare una nave battente bandiera italiana, attrezzata perchè possa svolgere un'azione di monitoraggio e di eventuale soccorso". Ma in realtà la vera sfida è contro Salvini. Sfruttando la leva del Tricolore.
Il natante comandato da Carola Rackete era olandese e Salvini, con il decreto Sicurezza Bis, le aveva impedito l'ingresso in acque italiane. L'articolo 2 costringe infatti il comandante della nave "all'osservanza della normativa internazionale e i divieti e le limitazioni", prevedendo multe da 10mila a 50mila euro (più il sequestro della nave se recidiva) "in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane". Perché in questo caso Mediterranea non teme ripercussioni? Semplice: nonostante il dl non faccia distinzioni tra navi italiane o straniere, l'Ong dei centri sociali può far leva sul fatto che una barca col Tricolore è di fatto territorio italiano. Ed è dunque più difficile contestarle la violazione del divieto di ingresso in acque territoriali.
Per questo motivo Salvini stava pensando di modificare il decreto Sicurezza Bis, specificando che la norma vale anche per i natanti che espongono la bandiera del Belpaese. Ma non ha fatto in tempo. Un emendamento simile, infatti, deve passare per il Parlamento e intanto la Alex ha già caricato altri 45 immigrati. Mediterranea si sente forte, anche grazie alle sentenze favorevoli del Gip di Agrigento. Sa di poter forzare la mano e mettere in difficoltà Salvini nonostante il ministro ripeta che "per la Mediterranea c'è il divieto di ingresso nelle acque italiane".
La Alex sta viaggiando verso Nord, tenendo a bordo i migranti nonostante il poco spazio (la nave non è adatta alle operazioni Sar). Il ministro dell'Interno l'ha avvertita di rivolgersi alla Tunisia, "altrimenti attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo", ma Mediterranea non intende ascoltare. "Stiamo richiedendo al centro di coordinamento le disposizioni per il porto sicuro più vicino, che va assegnato in base alle normative e non in base ai desiderata di Matteo Salvini", attacca Alessandro Metz, armatore e portavoce dell'Ong.
Che poi avverte il ministero nel caso in cui volesse bloccarla al largo di Lampedusa: "Nel momento in cui dovesse essere usato in modo improprio qualsiasi ostacolo, rallentamento o impedimento allo sbarco nel porto sicuro più vicino, dovremmo fare i conti con un atto contrario alla legge. Cosa che sta avvenendo, ma noi partiamo dal presupposto che le normative valgono per tutti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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