Cronache

"Papà, siamo in trappola": la telefonata choc di una ragazza molestata

Il racconto delle molestie sul treno al rientro dal Garda. Il papà di una della vittime: "Erano degli invasati, potevano farle di tutto. Mia figlia è sotto choc"

"Papà, siamo in trappola": la telefonata choc di una ragazza molestata

"Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa, impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto". Alberto è il papà di una delle cinque ragazzine molestate sul treno al rientro da un giornata sul Garda, lo scorso giovedì 2 giugno. In un'intervista al Corriere della Sera, l'uomo racconta l'aggressione sessuale subita da sua figlia e le altre coetanee: "Erano degli invasati, - dice - le potevano fare di tutto. Pensavo: magari saranno anche ubriachi... e se hanno dei coltelli...".

La telefonata

Una giornata spensierata finita nel peggiore degli incubi immaginabili. Le ragazze - tre milanesi e due del Pavese - stavano rientrando in treno da una gita sul Garda quando sono state sopraffatte dal branco. Una delle vittime, la figlia di Alberto, ha provato a mettersi in contatto con i genitori mentre tentava di liberarsi dalla morsa degli aggressori. "Dal treno mi chiamava terrorizzata. - racconta il papà della 17enne - Uno squillo, poche parole e cadeva la linea. Aveva paura che pensassero che stava chiamando la polizia. Parlava a monosillabi e riattaccava. Poi non rispondeva, quindi mandava un messaggio: 'Papà siamo ammassati, non ci fanno scendere'. L'ho implorata di spostarsi in un altro vagone e scendere alla prima fermata. E lei: 'Non riesco neanche a girarmi'. A quel punto sono andato nel panico". L'uomo ha sollecitato l'intervento delle forze dell'Ordine: "Ho chiamato prima i numeri della polizia ferroviaria di Peschiera, ma non rispondeva nessuno. - ricorda - Quindi ho telefonato al 112, e mi hanno passato i carabinieri di Peschiera. Gli ho spiegato cosa stava succedendo e mi hanno detto che non era di loro competenza e avrebbero chiamato la polizia ferroviaria. Al che gli ho urlato: 'Ma è questo il modo di gestire un'emergenza?'".

Il racconto choc

Alberto non ci ha pensato su due volte: si è messo alla guida dell'auto per soccorrere sua figlia e le amiche. Nel mentre, le ragazze sono riuscite a scendere dal treno e mettersi in salvo grazie all'intervento propiziatorio di un giovane. "Mi ha chiamato quando io ero ancora in strada. - spiega il genitore - al telefono piangeva. Gli ho detto: 'Restate in gruppo, andate in un posto affollato'. Al mio arrivo le ho trovate tutte cinque in un bar. Tremavano ancora per la paura". Le adolescenti hanno raccontato di essersi sentite in trappola "braccate, senza l'aiuto di nessuno". "Le toccavano, dicendo: 'Donne bianche voi non potete stare qui.. siete delle privilegiate'. - spiega il papà della 17enne - Quando una di loro ha avuto l'attacco di panico ed è svenuta loro si sono tolti la maglietta per farle aria, intanto le si avvicinavano al viso dicendo 'I love you'. Alla fine si sono salvate solo grazie a un ragazzo, anche lui di colore, che è riuscito a farsi largo tra la folla a spintoni consentendo alle ragazze di aprire le porte".

Le indagini

Sono due le inchieste parallele sulle quali sta lavorando la Procura di Verona dopo la maxirissa avvenuta sul Lago di Garda. La prima riguarda i disordini tra Peschiera e Castelnuovo, in città e in spiaggia. Il secondo filone di indagine, invece, si focalizza specificatamente sulle molestie sessuali denunciate dalle cinque adolescenti. Secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, non è escluso che la Procura veronese valuti anche l'aggravante, per la seconda inchiesta, dell'odio razziale, sulla base proprio delle dichiarazioni delle giovani vittime. "È ancora traumatizzata, quando ne parla piange. - racconta Alberto di sua figlia - Pensi: era la prima volta che andava in gita da sola con la sua amica, che come lei ha 17 anni. Appena l'ho riabbracciata la prima cosa che mi ha detto è stata: 'In vita mia non prenderò mai più un treno'". Dopo qualche attimo di comprensibile esitazione, i genitori delle ragazzine molestate hanno deciso di sporgere denuncia: "Alle nostre figlie è andata bene, ma ad altre ragazze è andata o potrebbe andar peggio. - conclude il papà della 17enne -È giusto che facciamo il nostro dovere di cittadini". Non possiamo abbassare la testa.

C'è anche bisogno che se ne parli per evitare che cose del genere, o anche più gravi, accadano ancora ad altre ragazze come mia figlia".

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