I moralizzatori finiscono sempre per essere a loro volta moralizzati. È una legge ineluttabile di quella politica che si preoccupa sempre di fare le pulci agli altri - con fare saccente - dimenticandosi di guardare in casa propria. E proprio di casa si parla. Di casa Di Maio, per la precisione. Come ha rivelato ieri Repubblica, nel 2006 la famiglia del vicepremier ha condonato 150 metri quadrati di abusi nella sua abitazione di Pomigliano d'Arco. Non ci sarebbe nulla di male, se su quella porta di casa non ci fosse stampigliato il cognome Di Maio. Cioè il politico che, da sempre, pensa che i condoni siano una iattura e quelli che ne usufruiscono dei pericolosi criminali. Gli consigliamo di fare due chiacchiere con suo padre, che di sicuro non è un pericoloso criminale, ma una persona normalissima. Uno dei tanti italiani che, quando può, usufruisce delle sanatorie che lo Stato mette a disposizione. Senza nuocere a nessuno perché, ricordiamolo al forcaiolo Di Maio, c'è abuso e abuso. E allargare una mansarda o fare una finestra non è come costruire una villa in barba alla legge o edificare su un terreno a rischio idrogeologico.
Così, mentre lui berciava contro i condoni dai palchi di tutt'Italia, il salotto di casa sua era condonato. Ma le sorprese non finiscono qui: perché la sanatoria sfruttata da Di Maio senior è entrata in vigore nel 1985, regnante Bettino Craxi. Che ovviamente per i Cinque Stelle è peggio del babau, il progenitore di tutte le caste. Un paradosso al cubo lascia in braghe di tela il moralismo grillino. Tante parole smontate, giorno dopo giorno, dai fatti. Ma d'altronde è in buona compagnia visto che anche il suo leader spirituale, Beppe Grillo, quatto quatto, ha usufruito dei tanto vituperati condoni.
Il rapporto tra grillini e sanatorie è schizofrenico. Ne dicono peste e corna in pubblico, salvo poi utilizzarli nella propria vita privata e infilarli, di nascosto, nelle maglie di un decreto. Com'è accaduto con il decreto Genova, all'interno del quale sono state inserite le sanatorie per Ischia.
Anche se il vicepremier continua a spergiurare che non c'è nessun condono.Mandiamo un messaggio in bottiglia a Di Maio: occhio Gigino, gli italiani hanno la memoria lunga e non condoneranno tutte le balle dei Cinque Stelle.
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