Va bene che siamo nell'era del politicamente corretto. Passi che bisogna abbassare i toni. Sacrosanta la difesa di tutte le minoranze. Ma il buonismo applicato alla toponomastica no, proprio no. Milano, un venerdì mattina di fine estate. Salgo su un taxi: mi può portare in via Gaetano Negri al numero 4? L'autista, probabilmente alle prime armi, non sa dove si trovi. Nessun problema, siamo nel 2018, siamo crocifissi da reti che passano miliardi di dati e informazioni. Difatti il tassista si rivolge immediatamente al navigatore del suo smartphone e ripete con tono, tanto stentoreo quanto monocorde, l'indirizzo che gli ho indicato. Poi si gira attonito verso di me: «Non mi dà l'itinerario perché contiene una parolaccia: N****». Certo, è ovvio. Gaetano Negri, scrittore e senatore del regno d'Italia, non si può nemmeno più nominare. Censurato. Razzista. È una parolaccia, un insulto, non un uomo che ha fatto una porzioncina della storia del nostro Paese. Perché uno stupido navigatore lo scambia per il dispregiativo con cui si nominano gli africani. Lo devo chiamare Gaetano Di Colore, Gaetano Africano, Gaetano Abbronzato? Allora penso di dirgli che via Negri è vicino a piazza Affari, ammesso che gli affari non siano troppo affari, troppo neoliberisti e quindi un po' politicamente scorretti e turbino la sensibilità del navigatore.
Non oso nemmeno dire che voglio andare al Giornale, ci mancherebbe altro. Il Giornale è dal 1974 contro il coro ed è un po' la casa del politicamente scorretto, non voglio mica che il sistema di navigazione satellitare esploda in faccia all'ignaro conducente. Ma, diamine, io devo andare a lavorare e, come sempre, sono in ritardo. Vaglielo a spiegare al direttore che è colpa di un gps boldriniano. Mi prende per pazzo. Nel frattempo l'autista ha tempestivamente aggirato, con l'impostazione manuale, l'ostacolo lessicale. Sul viso gli si allarga un ghigno quasi piratesco, come se avesse infranto chissà quale regola. Finalmente arrivo in via Negri. Gaetano Negri.
Lo specifico prima che domani questo articolo sia censurato nella sua versione on line da qualche geniale algoritmo, per eccesso di razzismo. Dietro a ogni intelligenza artificiale si nasconde un cretino reale. In questo caso si chiama politicamente corretto.
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