Il 19 febbraio agli Uffizi aprono le nuove sale dedicate a «Caravaggio e il Seicento». Lo annuncia il direttore Eike Schmidt, così responsabile e consapevole della sua precarietà da avere per primo e serenamente rinunciato a un secondo mandato, accettando il prossimo incarico a Vienna.
Una scelta giudiziosa, nell'incertezza del diritto per chi si trova a lavorare in Italia. E l'incertezza non riguarda soltanto i direttori stranieri, ma anche la distribuzione delle opere nei nuovi criteri di allestimento voluti da Schmidt. Come si può immaginare e calendarizzare l'apertura di sale dedicate a Caravaggio, quando il più importante quadro del pittore, capolavoro dei capolavori in un museo che ha più di due milioni di visitatori all'anno, è esiliato a Forlì, tenuto in ostaggio per un'ambiziosa mostra dal titolo magniloquente «L'eterno e il tempo, da Michelangelo a Caravaggio»? Mi riferisco al «Sacrificio di Isacco», non certo un'opera marginale, che starà fuori, nelle previsioni, ben oltre il 19 febbraio, almeno fino al 17 giugno, in una eterogenea compagnia dove l'essenziale dipinto appare del tutto inessenziale.
Per di più, per ironia della sorte, quel capolavoro fiorentino è affiancato alla sempre più modesta replica del «Fanciullo morso dal ramarro» della Fondazione Longhi, replica sopravvalutata cui non riesce a dare le ali la sgangherata prosa di Daniele Benati. A Caravaggio potevano evitare questa umiliazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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