Ora chiamatele "dispari opportunità"

Siamo l'unico posto al mondo dove un'associazione che si occupa di contrastare la discriminazione razziale e sessuale l'ormai celebre Unar foraggia club sulle porte dei quali è scritto che le donne non possono entrare

Ora chiamatele "dispari opportunità"

Non chiamiamole più pari opportunità. Per favore. Strappiamo il velo. Al massimo saranno dispari. Ma certo non sono pari. Siamo l'unico posto al mondo dove un'associazione che si occupa di contrastare la discriminazione razziale e sessuale l'ormai celebre Unar foraggia club sulle porte dei quali è scritto che le donne non possono entrare. Come se fossero dei cani.

Circoli che, dopo essersi lavati la coscienza distribuendo qualche volantino politicamente corretto, diventano bordelli omosessuali. E non si capisce, dunque, perché loro possano farlo e gli eterosessuali no. E questo non è sessismo? Non è un intollerabile atto di razzismo nei confronti della prostituzione femminile che nonostante sia la professione più antica del mondo continua a essere anche la più vituperata? Vogliamo creare un'organizzazione ad hoc - ovviamente statale - che si occupi anche di questa odiosa discriminazione?

Siamo il Paese delle dispari opportunità, dove per difendere una minoranza si prende a pesci in faccia la maggioranza, dove l'amicizia conta più del merito e la tessera vale più di un curriculum e dove l'iniziativa privata vale sempre meno di quella pubblica e parastatale. Perché, per inciso, questi circoli non solo usavano soldi pubblici per farsi degli affari tanto privati da essere intimi. Ma lo facevano anche con delle grosse agevolazioni fiscali. Perché un circolo - a prescindere da quello che si compie tra le sue segrete mura - gode di un regime di tassazione tutto speciale.

Ecco l'ennesima disparità. Un'altra discriminazione. Perché nel nostro Paese l'ipocrisia è così connaturata da essere divenuta legge. E se tu fai finta di fare associazionismo e magari ti impegni anche per il sociale, possibilmente nel nome di un egualitarismo accattone o della difesa di chissà quale diversità, vedrai che qualche agevolazione ti piove addosso. E potrai anche vendere Coca-Cola e mojiti senza rilasciare scontrini fiscali e pagare meno di Imu e Iva.

Poco importa che poi dentro invece che bibite si venda carne umana, come dimostrano le cronache di questi giorni. Alla faccia del povero disgraziato che ha aperto un bar due metri dopo e deve pagarsi tutte le tasse come le persone comuni. Ma di quelle non si occupa nessuno, non sono abbastanza pari. Evidentemente.

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