Ci mancava solo la nazionalizzazione delle password. E quindi delle nostre vite. Non bastavano le idee sbilenche su Ilva, Alitalia e Autostrade. Ora vogliono ficcare il naso anche nei nostri affari virtuali, che poi sono più reali che mai. L'ultimo delirio governativo è una trovata della ministra dell'Innovazione Tecnologica e della Digitalizzazione Paola Pisano. Manco a dirlo, è del Movimento Cinque Stelle. La giovane ministra, ai microfoni di Radio 1, ha scodellato la sua genialata: «Con l'identità digitale noi avremo un'unica e sola user e password per accedere a tutti i servizi digitali». E fin qui tutto liscio, meno code, meno sportelli, meno cartacce e meno Stato tra i piedi ci piacciono sempre. Ma poi, ahinoi, continua: «E potrebbe essere utilizzata non solo per i servizi digitali della Pubblica amministrazione, ma anche del privato per esempio i nostri conti in banca, per prenotare un'auto in sharing, andare al cinema, comprare su Amazon. User e password dovrebbero essere dati dallo Stato perché è lo Stato l'unico soggetto che ha davvero certezza che quello è quel cittadino. Lei, lo sa quante truffe ci sono sull'identità su internet?».
Ecco, appunto, ministra: lei lo sa quanti casini combina già lo Stato con le nostre identità, siano cartacee o in carne ed ossa? Ma, al netto dei pasticci ipotetici, la proposta fa paura. Io sono io e non sono dello Stato e neppure le mie password. Siamo già pervasi, impregnati, soffocati da tutti i lacci e i lacciuoli della burocrazia bizantina del nostro Paese. Osservati, studiati, spiati e poi ovviamente tassati. A questo punto che ci installino il mitologico chip sottopelle e finiamola lì. Per quale motivo lo Stato deve avere le password dei miei account? Di Maio vuole seminare qualche congiuntivo sbagliato nei miei post su Facebook? Purtroppo la questione è molto più seria e riguarda la privacy delle nostre vite. Le password sono lo scudo che protegge il nostro conto in banca, i nostri acquisti on line, le nostre vite virtuali sulle reti sociali, i nostri spostamenti, i nostri messaggi, le nostre lettere e i nostri pagamenti.
La password unica, statalizzata, è una roba da Unione Sovietica, il sogno di tutti gli spioni della Germania dell'Est. Significa mescolare la nostra vita privata con quella pubblica, cioè quella di interesse statale. Tasse, certificati e atti pubblici possono passare attraverso una identità digitale vidimata dalle istituzioni, ma tutto il resto no. Io non voglio che il governo spulci i miei conti in rosso, sappia i libri che ordino su Amazon o quale sito, sia porno o culturale, consulto. Sono fattacci miei. Per fortuna la proposta del ministro Pisano è stata accolta da un muro di no. A partire dagli alleati di governo, tra i primi a dirsi «inquietato» l'ex premier Matteo Renzi.
Una idea così pazza che in giornata la stessa grillina pubblica un post dal suo account (privato) di Twitter: «Vediamo di sgombrare il campo da ogni equivoco: l'identità digitale sarà rilasciata dallo Stato e servirà a identificare il cittadino in modo univoco. In futuro, per aziende e cittadini che lo vorranno, potrebbe essere ulteriore sistema di autenticazione». Ma nessuno la prende sul serio, nemmeno il suo ministero, che poche ore dopo cerca di fare una mezza marcia indietro con una nota ufficiale: «Nessuna nuova proposta, né nuova password di Stato. Paola Pisano si riferiva a Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale, ndr). L'intenzione da discutere con tutti gli interlocutori istituzionali competenti è solo quella di affidarne la gestione direttamente allo Stato». Ma le parole della ministra sono risuonate chiaramente alla radio e la proposta è, al massimo della benevolenza, un lapsus freudiano. Un lapsus che svela l'idea, tipicamente grillina, di uno Stato che controlla e dispone delle nostre vite: la dittatura digitale, il grande fratello pentastellato. Ed è un'ipotesi che fa venire i brividi. Anzi, forse c'è qualcuno che non ha affatto paura della password unica: Davide Casaleggio, molto vicino alla ministra.
Un cittadino privato, proprietario di fatto della maggioranza di governo e della Casaleggio Associati. Alla faccia del conflitto di interessi. Certo, per lui mettere le mani sulla password unica sarebbe come fare bingo. Ma per gli altri 60 milioni di italiani no.
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