Alla fine la moschea installata nella chiesa di Santa Maria della Misercordia a Venezia verrà chiusa.
Dopo settimane di polemiche e controlli è emerso che il padiglione islandese della Biennale, responsabile dell'installazione che aveva portato la comunità islamica a pregare in chiesa - sia pure un tempio chiuso al culto ormai dal 1973 - non aveva le autorizzazioni necessarie. Come racconta infatti La Nuova di Venezia, il proprietario della chiesa (la "Reggiani Illuminotecnica" di Monza) è in possesso di un documento della Curia veneziana in cui si precisa che nella chiesa, pur chiusa alle funzioni liturgiche, "non si possono tenere iniziative contrarie alla Chiesa cattolica".
Da oggi, quindi, sarà sospesa ogni attività di culto legata all'islam. Questa mossa, bisogna però precisare, non è definitiva, poiché dopo la notifica di sospensione delle attività, l'installazione potrebbe riaprire, naturalmente, questa volta, nel pieno rispetto di tutte le norme. Ad ogni modo anche l'eventuale riapertura non sarà così immediata: dai controlli effettuati dai vigili urbani è emerso che nell'improvvisata moschea erano stati installati senza permesso alcuni bagni. Inoltre nella moschea sarebbero state fatte entrare molte più persone del consentito e sono stati organizzati momenti di preghiera in una struttura non autorizzata come luogo di culto.
In attesa di conoscere i prossimi sviluppi della vicenda, torna alla carica anche Alessandro Tamborini, il pugnace professore di Scienze Religiose che aveva presentato denuncia al prefetto per quella moschea che avrebbe "leso i diritti costituzionali degli italiani".
Oggi Tamborini ha deciso di sporgere querela contro l'artista responsabile dell'installazione e di predisporre un esposto-denuncia contro il ministro degli Affari esteri islandese. Del caso si ocuperà anche il Parlamento, nel corso di un'interrogazione presentata a Renzi e ad Alfano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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