Non per sottilizzare, ma mi pare logico e onesto osservare che la proposta di introdurre il vincolo di mandato, correggendo la Costituzione che considera gli individui e le loro idee più importanti dei partiti, sia uno dei tratti illiberali e totalitari dello scriteriato accordo tra Lega e M5s. E fin qui mi sembra condivisibile il richiamo di Stefano Parisi. Ma il paradosso è che chi propone questa misura ha dato macroscopica prova di violazione del vincolo di mandato, e non individuale ma collettiva, separando per volontà del capo un blocco intero dalla coalizione con cui si era presentato agli elettori.
È il caso dei deputati della Lega che, nei collegi, sono stati votati con Forza Italia e con Fratelli d'Italia e stanno per andare al governo con il principale nemico del centrodestra, che addirittura impone loro la condizione di separarsi da una parte essenziale e determinante della coalizione. Di Maio dice: «Mai con Berlusconi» e Salvini non difende il voto dei suoi elettori, il cui mandato è contrario a M5S, ma abbozza, trama e infine elabora un contratto fraudolento con il nemico, lasciando ai margini Forza Italia come se fosse sufficiente a legittimarlo il via libera di Berlusconi.
Ma neanche Berlusconi dispone del voto che l'elettore ha dato a un candidato, contro un partito di ignoranti e di aguzzini che ha scelto come simbolo i Davigo e i Di Matteo. Il vincolo di mandato non riguarda solo il singolo parlamentare, ma anche un partito che rinnega i suoi elettori e ne tradisce il voto.
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