Letteratura

Una sfida nel Kurdistan: Langendorf tra idealismo, Lawrence d'Arabia e Nečaev

Una lezione impartita all'onnipotenza della gioventù quella di Langendorf, che immerge il lettore nella sabbia del Medio Oriente raccontando complessità e staticità di una vera operazione da spia di guerra

Una Sfida nel Kurdistan: Langendorf tra idealismo, Lawrence d'Arabia e Nečaev

Ogni libro che ci attrae a prima vista, se si è provvisti dell'incosciente dote, contiene al suo interno una risposta che forse stavamo cercando.

Secondo un tale Valdesi, avvenente spia italiana idolatrato dal giovane protagonista tratteggiato per noi da J.-J. Langendorf, certi non son altro che libri per vecchi. Scritti per "farti respingere un sacco di cose per indurti a sceglierne mille altre", "fatti apposta per avvilire le speranze di un uomo di vent'anni, capaci di tarpargli le ali". Quale miglior punto di raccordo - tra principio ed epilogo - per contemplare la sfida in Kurdistan affrontata dall'agente segreto dell'Abwehr (il servizio di spionaggio nazista, ndr) che, spinto dalla furia della giovinezza, parte colmo d'aspettative alla volta della regione più inquieta dell'Iraq. Là dove sogna di emulare Lawrence d’Arabia e Wassmuss di Persia, i suoi eroi ispiratori, dopo aver letto e riletto le concezioni ideali di rivoluzionari come Saint-Just e Nečaev.

Catapultati in un diario di quieta avventura, ambientato nel 1941 in una desertica desolazione, presto ci accorgeremo che la tematica principale da affrontare non sarà tanto la trepida azione dello spionaggio teso a sollevare ribellioni in tempo di guerra: nella busta sigillata che il nostro protagonista porta con sé, ci sono le istruzioni per una missione che prevede il guadagnarsi la fiducia delle tribù curde per metterle al servizio del causa nazionalsocialista sottraendole alla influenza dell'Impero britannico che ha già sguinzagliato i suoi agenti; ma un lento percorso verso una definitiva consapevolezza.

Il giovane tedesco attirato dall'intrigo come analogia del vivere che l'autore ci consegna come protagonista, è in preda ad un delirio di onnipotenza che anima il gioco - quello dello spionaggio - adatto alla giovinezza. Contrapposizione ovvia della rassegnazione statica di una vecchiaia che altrove, nei quartier generali di marmo dove sventola la svastica, impartisce e revoca gli ordini che hanno generato l'esotico complotto.

In virtù di doppiezza e intelligenza, qualità che se ben padroneggiate possono valere un posto nella storia, l'agente segreto protagonista della nostra si troverà ad essere una "biglia lanciata da una mano politica attraverso lo spazio e il tempo". Alle prese con la sabbia dell'altopiano desertico dove i curdi, considerati dal Terzo Reich come ariani oppressi da "arabo-semiti e imperialisti inglesi", ancora non hanno raggiunto il completamento della loro antica rivoluzione. Il desiderio di poter determinare il proprio destino pare quasi tangibile, almeno fino a quando l'evidenza non abbandonerà il protagonista nella rassegnazione romantica propria d'ogni avventuriero tradito."Non siamo altro che pedine di un gioco più grande", rivela Langendorf. E anche noi nel ripensare e odiare la monotonia deludente delle nostre sconfitte e nei tempi dilatati, si decida di tacerli o meno, finiremo per veder affiorare nostalgie e dolci malinconie che ci riportano ai giorni trascorsi nelle sfide perdute. Giorni che in fondo abbiamo amato senza saperlo.

"La mia storia è di quelle che deludono i giovani guerrieri. E tuttavia ne avrei di cosa da dirgli. Il colore della sabbia l'estate, il vento tra le rovine del deserto, le lunghe sieste sulle terrazze di miserabili caffè, i racconti immaginari che vi fanno languire, l'esplosione del ponte: una somma di lezioni di cose. Oppure il destino di uomini che essi ignorano e che appartengono a una specie cui il nostro tempo non li ha abituati: Wassmuss, Listermann, Lawrence naturalmente. Potrei parlargli di un giovane ambizioso che ha creduto che il sole fosse alla sua portata..".

Sono alcune delle parole sottratte al giovane agitatore immaginato da Langendorf nell'epilogo annunciato. E proseguono nella lezione che porta ad accettare la sconfitta che concediamo a noi stessi disconoscendola come una vittoria interna a noi. Eppure lo è. Eccome.

La guerra segreta dei nazisti in Kurdistan

Il crollo dei piani del comando dell’intelligence nazista per portare i curdi dalla parte del Terzo Reich e impiegarli in funzione anti-britannica in Medio Oriente trovava traballante fondamento nelle teorie che pretendevano le origini ariane condivise di tedeschi e persiani, e rendevano appetibile strategicamente l’appoggio di una “rivoluzione” per un Kurdistan indipendente.

Lo sconvolgimento dei piani di più ampio respiro in Medio Oriente, e il successivo sconvolgimento dei fronti militari veri e propri portò ad un completo abbandono di ogni missione e finanziamento dei curdi da parte dell’Abwehr e del SD (servizio informazioni e intelligence delle SS che subentrò in seguito ai fallimenti dell'apparato gestito dall'Ammiraglio Canaris, ndr), a vantaggio di altre operazioni che si riveleranno egualmente fallimentari.

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