Guerra in Ucraina

"Giustiziano i prigionieri di guerra". Human Rights Watch accusa l'esercito russo

La Ong ha analizzato cinque casi, documentati da video ripresi da droni, in cui si vedono chiaramente i soldati ucraini abbandonare le loro posizioni e arrendersi, per poi essere vittime di esecuzioni sommarie

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Aumentano le accuse di violazione del diritto internazionale da parte dei russi. Secondo un’indagine di Human Rights Watch, dal dicembre scorso i soldati di Vladimir Putin avrebbero giustiziato almeno 15 militari ucraini che erano in procinto di arrendersi e altri sei che avevano già deposto le armi.

Dall'inizio dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, le sue forze hanno commesso molti atroci crimini di guerra", ha affermato Belkis Wille, direttore associato per le crisi e i conflitti dell’Ong. “L’esecuzione sommaria, o l’omicidio di soldati ucraini arresi e feriti, uccisi a sangue freddo, è espressamente vietata dal diritto internazionale umanitario”. In particolare, Human Rights Watch ha indagato su cinque casi verificatisi il 2 dicembre, il 27 dicembre e tra il 16 e il 25 febbraio 2024, documentati da filmati di droni apparsi sui social media. Stando a quanto si legge nel rapporto dell’organizzazione, in tutti questi episodi gli ucraini hanno dimostrato la chiara intenzione di arrendersi e avrebbero dovuto quindi essere considerati horts de combat. Un’espressione, questa, utilizzata per riferirsi a soldati incapaci di svolgere le loro funzioni militari e non bersagliabili secondo il diritto internazionale e le leggi di guerra.

Gli incidenti sono avvenuti nelle regioni di Donetsk e Zaporizhia. Human Rights Watch ha riferito che in tutti i video analizzati è chiaramente visibile il fatto che gli uomini di Kiev hanno abbandonato le loro posizioni completamente disarmati, alzando le mani in evidente segno di resa. In uno dei filamti, inoltre, è possibile udire una voce che, in russo, dice: “Non prendete prigionieri, sparate a tutti”. Questo dettaglio potrebbe essere un’indicazione del fatto che i comandanti dell’esercito invasore abbiano dato agli uomini sul campo l’ordine specifico di giustiziare qualunque soldato si arrenda, forse per aggravare ulteriormente il problema della scarsità di personale che le forze di Kiev stanno affrontando da mesi.

L’esecuzione di prigionieri non è l’unica accusa rivolta alle truppe del Cremlino. Gli Stati Uniti hanno affermato che le truppe russe hanno utilizzato armi chimiche contro le postazioni dei difensori, in particolare la cloropicrina, una sostanza altamente tossica già impiegata durante la Prima guerra mondiale che, se inalata, provoca un effetto soffocante. In più, dall’inizio del conflitto sia gli ucraini, sia varie associazioni internazionali hanno affermato che i russi hanno deliberatamente preso di mira strutture civili durante i bombardamenti o massacrato la popolazione di città e villaggi.

L’esempio più lampante è stato quello del villaggio di Bucha.

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