Aridatece i Sordi. I romani reclamano così non solo la restituzione dell'Imu, ma rimpiangono allo stesso modo il loro papa comico, Alberto Sordi, nel decennale della sua scomparsa. Ieri si sono aperte a Roma le celebrazioni in onore del patrono romanesco della risata che proseguiranno fino a domenica 25, giorno della sua morte. Mostre ed eventi per ricordare er core de Roma.
Ci associamo piangenti e ridenti, ma a una condizione: che si esalti in Alberto Sordi lo straordinario interprete di ciò che non vogliamo essere. Sordi interpretò al meglio il peggio degli italiani, anzi degli italo-romani. I suoi personaggi compongono l'autobiografia di cui dovremmo vergognarci: spacconi, vigliacchi, fregnoni e pataccari, mezzi corrotti e mezzi corruttori, voltagabbana e fintoamericani, mammoni e busciardi, furbi ma fessi, ridicoli. Il ritratto di un italiano amabile nella ricreazione, insopportabile nella vita seria.
Nel '94 scrissi un editoriale sul Giornale che fu titolato «Ammazziamo Alberto Sordi», in cui auspicavo di uccidere l'albertosordi che è in noi. Mi raccontò Carlo Verdone che Sordi gli telefonò allarmato chiedendo «ma che vole questo comunista?» che voleva ammazzarlo. Verdone gli spiegò che col comunismo proprio non c'entravo...
Ma non era un attacco personale, anzi gli ero grato perché, divertendoci, ci ha mostrato i nostri difetti. Anche noi, come Albertone, semo attaccati ai Sordi, e la fatidica domenica 24, davanti all'urna elettorale e funeraria, cioè alle comiche finali, diremo: aridatece i Sordi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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