E il Novecento partorì un Topolino

Il secolo in cui siamo nati possiamo ricordarlo per gli orrori o per le scoperte, per i giganti o per i dittatori. Ma non avrei mai pensato che potesse essere considerato il secolo di Topolino, il mouse di Walt Disney

Il secolo in cui siamo nati possiamo ricordarlo per gli orrori o per le scoperte, per i giganti o per i dittatori. Ma non avrei mai pensato che potesse essere considerato il secolo di Topolino, il mouse di Walt Disney. Il filosofo della scienza Giulio Giorello lo ha salutato come suo collega e maestro in un saggio «La filosofia di Topolino», da poco uscito da Guanda. La sua non è una civetteria da pop filosofo: Ezra Pound disse che la figura letteraria americana più importante era Mickey Mouse.

Il Topolino di Giorello è fatto su misura per lui: non è Legge e Ordine, come si è spesso detto, ma è un progressista antimetafisico, un relativista che precorre temi odierni, un ribelle che combatte contro le ingiustizie. Promosso da Topolino a Grillino. Ricordo a Giorello che il padre del Topo, Disney, era un conservatore, vicino ai partiti di destra, con simpatie per il fascismo e perfino venature esoteriche da nazismo magico.

Disney fu ricevuto due volte da Mussolini che amava Topolino - suo figlio Romano era tesserato nel club - e quando con l'autarchia proibirono i fumetti made in Usa, Mussolini di suo pugno scrisse «eccetto Topolino». Per il Natale del 1937, racconta Alessandro Barbera in «Camerata Topolino», Goebbels regalò ben 18 film di Topolino a Hitler.

Certo, bisogna distinguere tra fasi diverse di Disney e di Mickey Mouse. Il Topolino che ricordo io era un po' troppo perfettino e assennato, con insopportabili venature montiane. Preferivo Paperino, sfigato con brio. Derattizziamo il Novecento e la filosofia.

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