Basta politica a colpi di processi

Mai il conflitto di poteri fu in così evidente contrasto con l'equilibro che essi dovrebbero mostrare

Basta politica a colpi di processi

S'intende il 30 luglio come una data epocale: il passaggio da una fase all'altra, da una democrazia libera a una democrazia commissariata.

Nessun dubbio che l'attivismo della magistratura su questioni irrilevanti e contraddittorie, abbia come obiettivo di alterare la dialettica democratica e interferire sulle scelte autonome della politica. Mai il conflitto di poteri fu in così evidente contrasto con l'equilibro che essi dovrebbero mostrare.

Il Parlamento ha maggioranza e opposizione dalla stessa parte. L'esecutivo è condizionato dalle decisioni della magistratura. La magistratura, più di sempre, stabilisce chi è abilitato a governare e chi no. Siamo arrivati alla legittimazione del condizionamento e della subordinazione dell'attività politica alle sentenze giudiziarie, con l'ipocrisia di affermare il contrario. Il sogno di Di Pietro, diventato realtà, quando Di Pietro è in sonno.

I processi a Berlusconi sono oggettivamente pretestuosi e risibili. Quello che ha la sua scadenza, come un giudizio di Dio, il 30 luglio, attribuisce a Berlusconi una consapevolezza e una responsabilità diretta che egli non aveva neppure quando era a capo delle sue aziende: resta inspiegabile come un gruppo paghi ogni anno quasi 500 milioni di tasse e si esponga al giudizio per tre milioni di supposta evasione. La condanna in primo grado per il Caso Ruby, come le condanne a Fede, Mora e Minetti, estendono la sfera della giurisdizione a quella della morale, in modo straordinariamente sbilanciato rispetto all'obbligatorietà dell'azione penale.

Nessuno persegue i documentati clienti di Ruby. E nessuno ricerca gli sfruttatori di prostitute anche minorenni che, quotidianamente, e facilmente reperibili, promuovono e alimentano questa attività a Milano e in tutta Italia. Qualunque commissariato di polizia può documentarlo.

Ma già si annunciano altri processi per mantenre il deputato nella permanente condizione di imputato. Tutti risibili e fasulli, con personaggi da operetta: Tarantini, De Gregorio, Lavitola.

Nessuna autorità politica e morale, non che difenda Berlusconi o lo riconosca come vittima, ma che stigmatizzi il movimento inutile, e che si muove nel vuoto di responsabilità inesistenti, da parte della magistratura.
Le povere ragazze che hanno visto «l'inferno» e hanno chiesto danni per una cena, sono state documentatamente pagate e mantenute da uomini maturi, in circostanze che nessuno ha voluto verificare.

Non si riconoscono parti lese, vittime, persone che abbiano patito danni, e per i quali il responsabile debba riparare o pagare. Non esistono denunce e riscontri se non di atti compiuti liberamente nella sfera privata.

Uno scandalo giuridico accompagnato dal silenzio di chi avrebbe dovuto denunciarlo, a partire dal presidente della Repubblica. Il presidente Cossiga avrebbe ridicolizzato una magistratura che lascia quotidianamente distruggere l'Italia con opere pubbliche inutili (vedi La Spezia) e si occupa d'indagare ciò che avviene nei letti di un cittadino, pur gravato di pubbliche responsabilità.

Un giorno si stabilirà che un ministro non può in camera sua leggere Justine del marchese De Sade o Petrolio di Pasolini. Siamo arrivati a legittimare l'azione della magistratura nelle sfere più intime e segrete, violando l'intimità delle persone e costringendole su stereotipi come «sfruttatori» e «prostitute».
Mai la libertà era stata minacciata, come per indicare, attraverso una punizione esemplare, l'illegittimità di comportamenti del tutto estranei alla sfera penale, evidentemente scambiata con quella del pene.

L'indignazione dei moralisti ha frenato l'indignazione contro lo stupro e la violenza della legge, nella totale indifferenza dei radicali, in altre epoche attivissimi contro gli abusi, le storture e le perversioni dei magistrati (e ora, come madre di tutte le battaglie, preoccupati soltanto di garantire la possibilità di fumare in automobile: i diritti civili in fumo).
Si registra che comportamenti di questo genere, da parte della magistratura inquirente, si erano verificati soltanto nell'infame Caso Braibanti (con la riduzione dell'amore e della libertà sessuale, in plagio), e in quello dell'Ultimo tango a Parigi, destinato alla distruzione dalla morbosa follia di inquirenti sessuofobi.

Nessuno può considerare reato la disponibilità sessuale, libera e spontanea di giovani donne, come di giovani uomini, per i quali, in particolare, si invocano tutte le garanzie.

Il caso Berlusconi, purtroppo inquinato dal giudizio sulla sua attività politica, è il documento della più violenta coercizione delle libertà individuali e dei diritti della persona, dai tempi delle spedizioni punitive delle squadracce fasciste contro gli omosessuali. Altro che omofobia. Qui si vogliono condannare le libertà sessuali di chiunque non si professi omosessuale. Nel qual caso egli ha diritto a tutti i desideri che vuole.

Che età avevano i ragazzi con i

quali aveva rapporti sessuali Pasolini, che ne otteneva i favori in quanto professore? E fu naturalmente assolto in un Tribunale dell'Italia del 1950, più garantista e tollerante dell'Italia del 2013.

press@vittoriosgarbi.it

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