"Spot con coppie etero", lobby gay contro Mr. Barilla

Contro Guido Barilla, che ha osato rifiutarsi di fare uno spot pubblicitario incentrato su una coppia omosessuale, è andato in onda un nuovo processo mediatico e ideologico

"Spot con coppie etero",  lobby gay contro Mr. Barilla

Acchiappatelo, è una bestia, preferisce la famiglia tradizionale. E così, per l'ennesima volta, ieri è andato in onda un nuovo processo mediatico e ideologico questa volta contro chi ha osato rifiutarsi di fare uno spot pubblicitario incentrato su una coppia omosessuale. Parlo di Guido Barilla che a «La Zanzara», pur esprimendo tutto il rispetto e la considerazione per le coppie gay, ha detto che la sua azienda da sempre si rivolge alla famiglia tradizionale nelle sue campagne pubblicitarie. E lui personalmente predilige la famiglia composta da padre, madre e figli. In altri tempi sarebbe stata la scoperta dell'acqua calda, oggi l'acqua si fa bollente e non serve a cuocere la pasta ma Barilla in persona. Infatti è partito subito il feroce tam tam dell'omolatria dominante, gli insulti, le minacce di boicottaggio della pasta. Eccolo, il nemico, il becero fautore di Dio, pasta e famiglia; eccolo, l'omofobo, crocifiggetelo al Mulino Bianco.

Proviamo a ragionare: qui non è in gioco nemmeno un'opinione critica sui gay e sulle loro unioni ma un'opinione favorevole alle famiglie tradizionali. Nessun'offesa è stata pronunciata, neanche ironia verso i gay; solo una semplice, naturale (si può dire naturale o è contro la legge?) preferenza per la famiglia come è sempre stata. Non è in gioco uno spot che offende i gay o che contiene un'allusione omofoba, qui si processa un imprenditore che non vuol fare uno spot pubblicitario puntando su una coppia omosessuale. La feroce demenza dell'omocrazia scava ogni giorno fossati d'odio. Chi non ha alcuna antipatia per gli omosessuali è costretto a dover giustificare il suo amore per la famiglia «tradizionale». Che non è, si badi bene, la famiglia patriarcale o il clan tribale, ma è la famiglia quale che è sempre stata alla base di ogni società e di ogni civiltà; cristiana, precristiana, non cristiana.

A proposito di gay vi racconto cosa è successo domenica scorsa in Piemonte. Ma una premessa a questo punto è utile. Cosa accadrebbe se un raduno gay o islamico fosse interrotto e disturbato da alcune decine di molestatori? Con la nuova legge sull'omofobia e sulle minoranze religiose scatterebbe un procedimento penale serio; intanto ne parlerebbero con sdegno i media, i tg, le istituzioni. A Casale Monferrato, domenica scorsa, è accaduto esattamente questo ma a ruoli invertiti (si può dire invertiti o è reato?): un pacifico convegno di studi, cattolico, anzi diocesano, sui gender e l'omofobia è stato duramente interrotto, contestato, il palco accerchiato, grida di vergogna, cartelli, invettive anche gestuali. Fino a bloccare l'incontro. Stava parlando non uno scalmanato estremista ma un giurista, il professor Mauro Ronco, ordinario di diritto penale e parlava proprio della legge sull'omofobia. I contestatori erano del collettivo AlterEva e dell'Arcigay. Avete per caso sentito sul fatto una dichiarazione della Martire di Stato Ministro Kyenge o della Santa Protettrice degli Oppressi, Madonna Boldrini che vuol cancellare dagli spot in tv immagini di donne sorprese a far le mamme in cucina? Ma no, figuriamoci. Rare voci di denuncia, come quella del magistrato ed ex deputato Alfredo Mantovano. Poi silenzio abissale. Ma che razza di società state cucinando per il domani?

Se il convegno fosse stato organizzato da una comunità islamica, sarebbe

invece scattata la legge Mancino che tutela le minoranze religiose. Ma poiché si trattava di cattolici no. Mi scappa da ridere. Poi penso al Pakistan, al Kenya, alla Siria, ai cristiani massacrati, e mi viene da piangere.

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