L'attesa è finita e la vergogna è avvenuta. Come nelle dittature, come nei paesi illiberali: i giudici hanno fatto prelevare il direttore del Giornale direttamente nella sede del quotidiano durante la riunione di redazione. A mezzogiorno è successo il peggio, quello che si temeva ma sembrava impossibile: Alessandro Sallusti è stato arrestato direttamente al Giornale. "Violare la redazione di un giornale - aveva detto il direttore del Giornale pochi minuti prima dell'arrivo della Digos - è violare la libertà di stampa". Così è avvenuto. "E' un peccato che finisca così. E' un peccato che siano entrato qui. E' una ferita - ha commentato -. Una ferita per tutti noi, per il Giornale. Va bè che questo giornale è già stato ferito, un suo direttore è stato gambizzato. Siamo abituati alle ferite".
Arrestato in redazione. Sotto gli occhi dei giornalisti e sotto l'obiettivo delle telecamere l'atto è stato notificato a Sallusti nel suo ufficio. Davanti alla richiesta degli ufficiali di rimanere soli il direttore ha risposto: "Siamo in un giornale, qui è tutto pubblico". Dopo la firma Sallusti è stato portato nella casa dove avrebbe dovuto scontare gli arresti domiciliari ma ha subito espresso la volontà di voler uscire. Il direttore è stato quindi arrestato per evasione e portato in Questura. Dopo l'udienza di convalida del fermo Sallusti è stato portato a casa dove rimarrà fino al sei dicembre, giorno in cui verrà processato. Poco prima delle 16 il giudice Carlo Cotta ha convalidato l’arresto per evasione di Sallusti, ma ha disposto i domiciliari perché il direttore del Giornale si è impegnato a rispettare le prescrizioni (potrà uscire di casa soltanto dalle 10 alle 12) disposte dal giudice di sorveglianza, Guido Brambilla, che ieri ha disposto i domiciliari, e ha spiegato che l’"evasione" di stamane "è stato un gesto simbolico".
Un'eventualità, quella dell'arresto nella sede del Giornale, contro la quale in mattinata aveva parlato anche Vittorio Feltri: "Da vecchio giornalista rivolgo un appello alle autorità giudiziarie di Milano affinché ci sia risparmiata l'umiliazione di assistere all'arresto di Alessandro Sallusti in redazione. Anche il nostro Giornale, come qualsiasi giornale, è simbolo della libertà di stampa e di ogni libertà: non sia trasformato in un luogo di inizio pena". Appello che non è stato ascoltato: il Giornale è stato violato.
Una lunga mattinata di attesa che arriva dopo un mese estenuante, appeso alle decisioni dei giudici e alla burocrazia delle procure. Dopo una notte passata all'interno della redazione il direttore Alessandro Sallusti, stanco ma determinato, ha continuato a ribadire la sua linea: vengano a prendermi qui, ne abbiano il coraggio. "Notte al giornale. Se vogliono mi arrestano qui. Grazie a tutti", aveva twittato poco dopo la mezzanotte. "Devono avere il coraggio venire a prendermi qui - ha spiegato questa mattina davanti ai microfoni delle molte telvisioni che sono arrivate in via Negri -. Mi dispiace che per prendere me violino un luogo come un giornale. Sono il primo giornalista che viene arrestato in redazione".
Poco prima dell'arrivo delle forze dell'ordine l'ultimo tweet: "Propongo uno scambio alla procura - ha scritto - voi non violate la sede de Il
Giornale, io mi consegno a San Vittore e poi fate quel che volete". Lo scambio non è stato accettato e la magistratura ha deciso di far arrestare il direttore direttamente in redazione. Uno schiaffo alla libertà. Di tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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