Ecco la democrazia di Grillo: fuori i giornalisti dal Parlamento

Il comico di nuovo contro i giornalisti: "Mercanti di parole rubate"

Ecco la democrazia di Grillo: fuori i giornalisti dal Parlamento

La furia antigiornalistica di Grillo è arrivata all'acme. A un livello talmente parossistico che fa pensare che il leader abbia fatto un giro completo fino a tornare al punto di partenza: la comicità. Perché l'ultima fatwa di Grillo, se non fosse l'encelfalogramma di un pensiero insofferente a qualsivoglia critica, farebbe ridere per davvero. "Taci, il giornalista ti ascolta! Si nascondono ovunque. L’unica difesa è il silenzio, il linguaggio dei segni", attacca il leader del Movimento 5 Stelle dal suo blog. Bibbia, gazzetta ufficiale e unica Pravda dei pentastellati. Tutto quello che esula dal sito gestito da Gianroberto Casaleggio è fango. "I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento". Il concetto è semplicissimo nella sua follia: il Parlamento, il cuore della democrazia rappresentativa, deve essere una zona traffico limitato per i giornalisti. Alla denuncia segue, immediato, l'intento pedagogico: "Vanno disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo. Per un’intervista chiedano un appuntamento, non bracchino i parlamentari per le scale o al cesso. All’ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello "No gossip. Il Parlamento non è un bordello". E, va da sé, le puttane sarebbero i giornalisti. Che osano addentrarsi nel Transataltico, fermare i deputati e fargli delle domande. Penniveldoli da "disciplinare" (termine che dalle scuole elementari in poi suona come una forma di costrizione intollerabile) in appositi spazi. E anche su queste "riserve" in cui addomesticare i giornalisti ci sarebbe da discutere...

"Il Parlamento è il luogo più sacro, di una sacralità profana, della Repubblica Italiana, ma è sconsacrato ogni secondo, ogni minuto, frequentato impunemente, spesso senza segni di riconoscimento, da folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa. Qualche deputato li scambia talvolta per colleghi e parla, parla per ritrovare sul giornale quella che credeva una conversazione privata. Mercanti di parole rubate", prosegue il lungo post pubblicato sul blog di Grillo. Poi "inventa" lo sfogo di un parlamentare che si lamenta perché in Parlamento "all'ingresso o in ascensore, anche all’urinatoio con il microfono nel taschino c’è sempre un giornalista senza tesserino (Ma non voleva abolire l'ordine dei giornalisti? ndr). Eppure, in questo posto impossibile io gli ho detto ’fanculo, tu gli hai detto ’fanculo tra la gente".

Quello di Grillo è lo sfogo di un leader che ha già oltrepassato le colonne d'Ercole della crisi di nervi. I toni sono violenti e i riferimenti sono cupi, al limite della tetraggine. I voti che scarseggiano e i deputati che lasciano il M5S, sono sale sulla ferita più profonda del Movimento: l'ingovernabilità degli eletti. Le pile del telecomando, saldamente nelle mani di un Grillo slombato sul suo divano della villa a Sant'Ilario, si stanno scaricando. I grillini non rispondono più ai comandi. Perso il segnale. Nella "lontana" Roma gli eletti pentastellati litigano, criticano e in alcuni casi fanno i bagagli e se ne vanno. E, addirittura!, parlano coi giornalisti.

E raccontano della democrazia interna, che non c'è, e di un movimento in cui covano critiche e insofferenza. Per eliminare la fronda il lìder maximo spara nel mucchio e vuole far fuori, o addomesticare, i giornalisti. Come nelle dittature.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica