Fassina: "Si evade per non morire". Epifani sbotta: "L'evasione si combatte"

Il viceministro si è reso conto che "la pressione fiscale è insostenibile". Il centrodestra lo dice da anni. Ma il Pd non ci sta e scoppia il putiferio. Epifani lo corregge

Il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina
Il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina

Il viceministro Stefano Fassina rompe uno dei tabù storici della sinistra: la condanna, senza se e senza mai dell'evasione fiscale. E apriti cielo. A un convegno della Confcommercio, l’allievo di Vincenzo Visco ha parlato di "un’evasione di sopravvivenza", espressione che lo accosta più all'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti o al leader del Pdl Silvio Berlusconi che non all’antico maestro. E se elogi sono giunti da Lega e Pdl, da sinistra sono piovute le reprimende. "La linea del Pd è che l’evasione si combatte punto e basta", ha sbottato il segretario piddì Guglielmo Epifani tentando di smentire una frase che il responsabile delle politiche economiche del Pd ha pronunciato con estrema chiarezza.

La sinistra non vuole proprio ammettere che in Italia, dove la pressione fiscale è arrivata al 54%, a partire da quella di Susanna Camusso a quella del suo partito, per bocca di Matteo Colaninno, responsabile economia del Pd. "Senza voler strizzare l’occhio a nessuno - ha detto Fassina - senza ambiguità nel contrastare l’evasione, ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno". Insomma questa evasione da sopravvivenza "non è una questione di carattere prevalentemente morale", come vorrebbero certi stereotipi di sinistra. Piuttosto dipende da una "pressione fiscale insostenibile" perché "c'è una relazione stretta tra la pressione fiscale, la spesa e l’evasione". Il tutto detto il giorno dopo che il premier Enrico Letta aveva ribadito che la lotta all’evasione sarà condotta senza sconti. "Se Fassina sull’evasione fiscale la pensa come Berlusconi siamo all’allarme rosso", ha detto allarmata la vicepresidente dei senatori di Scelta Civica, Linda Lanzillotta. Massimo Bitonci, capogruppo del Carroccio in Senato, quasi non crede alle proprie orecchie: "Fassina è diventato leghista? se vuole gli mandiamo una tessera onoraria". E apprezzamenti giungono pure dal Pdl, con Stefania Prestigiacomo e Osvaldo Napoli ("Fassina non è diventato berlusconiano o eretico. Semplicemente è atterrato nella realtà italiana").

Fuori dal mondo politico Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestre, dà ragione al viceministro: "C'è anche una evasione di sopravvivenza legata alla difficile situazione economica, ma essa è anche dovuta ad un carico fiscale che ha raggiunto un livello non più sopportabile". Proprio da sinitra si alzano le critiche: Colaninno, che ha sostituito Fassina come responsabile economico del Pd, pur senza nominare il viceministro, mette i puntini sulle "i": "Se si pagano troppe tasse - spiega - se mancano le risorse per fare investimenti e sostenere l’occupazione bisogna ricordare che la colpa è anche, per larga parte, di decenni di assuefazione a nero e sommerso che hanno prodotto danni incalcolabili a cittadini, imprenditori onesti". "Questa non è una battuta infelice, ma è un drammatico errore politico", ha detto seccamente il segretario della Cgil Susanna Camusso. E anche il segretario dell’Ugl, Giovanni Centrella, ha sottolineto come "c’è una gran parte della popolazione che non può evadere neanche per sopravvivere ed è da sempre costretta a pagare le tasse, fino ad indebitarsi". I dipendenti, appunto.

Corre in difesa, invece, il vice ministro Antonio Catricalà. Nessun incoraggiamento all’evasione, dice. "Nelle stesse parole del viceministro si diceva rafforziamo il contrasto all’evasione". E aggiunge: la storia stessa di Fassino parla per lui.

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