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La7 chiude l'"Arena" di Giletti. Voci su inchieste e ipotesi Rai

Il giornalista: "Perquisizioni a casa mia? Falso". Dubbi sul ruolo dei pentiti di mafia in trasmissione

La7 chiude l'"Arena" di Giletti. Voci su inchieste e ipotesi Rai

Comunque sia andata, la vicenda ha del clamoroso. Massimo Giletti e Urbano Cairo si sono lasciati e si sono lasciati male. Molto male. L'azienda ha sospeso Non è l'Arena e già domenica non andrà in onda. La notizia è arrivata a sorpresa ieri mattina. La7 «ringrazia Massimo Giletti per il lavoro svolto in questi sei anni con passione e dedizione. Giletti rimane a disposizione dell'azienda». Il contratto del giornalista scade a giugno. Una chiusura di una trasmissione in maniera così netta, drastica e fulminea può accadere solo per fatti gravi. Ma La7 non chiarisce.

Giletti si dice scioccato, assicura di non sapere i motivi della decisione, neppure di immaginarli e smentisce tutte le indiscrezioni che si sono succedute nel corso della giornata di ieri.

La principale, lanciata dal sito Dagopsia e da Selvaggia Lucarelli, riguarda presunte indagini della Dia (Direzione investigativa antimafia) in relazione alle dichiarazioni rilasciate da Salvatore Boiardo in alcune puntate di Non è l'Arena su Matteo Messina Denaro. Il sito svela anche che ci sarebbero state perquisizioni a casa del giornalista e in diversi uffici. In aggiunta, che Giletti avrebbe dato 30mila euro a Boiardo, in passato uomo di fiducia dei fratelli Graviano. Questi ha raccontato, in sostanza, che Mattia Messina Denaro si sarebbe fatto catturare perché ormai malato. E che, quindi, il suo arresto non sarebbe stato un successo delle Forze dell'Ordine e dello Stato, ma una voluta resa. Ma, per quanto è dato sapere, non paiono dichiarazioni così decisive o scottanti da portare a chiudere una trasmissione. E neppure il pagamento di un ospite o di una persona intervistata lo dovrebbe essere, soprattutto se la fattura viene regolarmene registrata.

Comunque Giletti alle agenzie di stampa smentisce «che ci siano state perquisizioni nel suo appartamento, nessuna notifica dalle forze dell'ordine, nulla di nulla». E aggiunge: «In questo momento, l'unico mio pensiero va alle 35 persone che lavorano con me da anni e che da un giorno all'altro - senza alcun preavviso - vengono lasciate per strada».

Certo Giletti non è nuovo alle rotture: sei anni fa, quando poi passò a La7, venne decisa la chiusura de L'Arena che andava in onda su Raiuno la domenica pomeriggio. Si parlò di costi troppo alti, ma in realtà il suo modo di fare televisione non piaceva alla governance di allora. Invece, finora la sua trasmissione sembrava piacere moltissimo a Cairo che l'ha messa in palinsesto, per sei anni, nonostante fosse una voce ben diversa da quella degli altri talk della rete più orientati a sinistra. E in questi anni Giletti si è occupato spesso di mafia, di 'ndrangheta, di camorra, facendo parlare personaggi - qualcuno scartato da altre trasmissioni perché non giudicato attendibile o interessante o lucido - o di tanti altri temi delicati e che possono aver provocato reazioni, querele, proteste, malumori tra i politici. È andato a Odessa, in Ucraina, collegandosi in diretta anche quando gli veniva intimato di mettersi al riparo. È svenuto mentre era in collegamento dalla Piazza Rossa. Tutte cose per cui, finora, dentro La7 non si erano lamentati. Forse la trasmissione è stata chiusa per altre inchieste che il giornalista aveva nel cassetto. Chissà.

In ogni caso la rottura tra La7 e il giornalista arriva anche nel momento in cui si intensificano le indiscrezioni di un suo ritorno in Rai nella prossima stagione televisiva, da settembre. Anzi in un primo momento, quando si è diffusa la notizia, si era detto che le incomprensioni fossero dovute alla trattativa in corso con la tv di Stato. Secondo questa versione, accreditata dentro la rete, il patron de La7, compreso che il presentatore se ne sarebbe andato, avrebbe accelerato i tempi di uscita anche per risparmiare sui costi delle prossime puntate (e lui è uno molto oculato).

Ora si vedrà come proseguirà la vicenda e se ci sarà il passaggio in Rai: il tutto sarà nelle mani della nuova governance della tv di Stato che si dovrebbe insediare dopo l'uscita dell'amministratore delegato Carlo Fuortes a fine aprile. Giletti è un nome che piace alla futura dirigenza espressione della nuova maggioranza: potrebbe tornare su Raiuno da dove se ne è andato o tentare di fare un talk su Raidue. O qualcuno ipotizza addirittura un approdo su Raitre alla domenica sera al posto di Fabio Fazio. Si vedrà.

Chiaro l'appoggio del ministro Matteo Salvini che commenta così la vicenda sui social: «Il mio abbraccio a Massimo e alla sua squadra.

L'ho sempre stimato e spero di rivederlo in video al più presto».

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