Cronaca locale

Al Parenti, Tedeschi mette in scena Truffaut

Il film, uscito nel 1977, è uno dei migliori tra quelli di Francois Truffaut. Vedremo, da stasera al 18 ottobre, Sala A del Franco Parenti, come Corrado Tedeschi porta in scena «L'uomo che amava le donne», ovvero «l'amore secondo Truffaut», affettuoso omaggio a un genio del cinema. È la storia degli amori di Bertrand Morane, ingegnere esperto di meccanica dei fluidi (che cosa sappiamo, dell'amore, se non che è un fluido invisibile?), attratto dalle gambe delle donne, «compassi che misurano il mondo», fino a fare una collezione notevole di conquiste. Lo spettacolo è una produzione del Parenti; Tedeschi, interprete, è tra gli autori.

Con il debutto di stasera, entra nel vivo la stagione di un teatro che può vantarsi di essere «termometro culturale della città». Merito della vulcanica direttrice, Andrée Ruth Shammah, che una ne fa e cento ne pensa. Esempio: recuperata la piscina Caimi, ora parte del complesso teatrale, si è inventata una sala proprio sotto la grande vasca. «Non so ancora cosa ci faremo, in questa caverna», ha detto Shammah, «ma è questo il bello». Intanto, sopra prosegue in replica «Ivanov» (fino all'11 ottobre, Sala Grande), di Anton Cechov, messo in scena da Filippo Dini (produzione Teatro Due di Parma e Stabile di Genova) con una compagnia di otto attori, oltre a lui. «Quando l'ho proposto ad Andrée», dice Dini, «ha sbuffato. È un Cechov difficile: il punto di vista di un eroe negativo, un uomo senza qualità prima di Musil, sul tramonto dell'impero russo di fine 800». Visto il risultato, Shammah non sbuffa più, anzi si vanta di proporre un Cechov giovanile che non si vede di frequente, al contrario delle opere più note dell'autore che descrisse, a teatro e nei racconti, «la vita color tortora».

Ma il punto di forza della stagione sarà «Casa di bambola»: per la prima volta Shammah dirige il suo «cocco» Filippo Timi (che assicura sempre il pieno in sala) nel dramma di Henrik Ibsen. Timi farà i tre personaggi maschili, in una lettura scenica molto diversa dalle solite, che hanno trasformato l'opera in manifesto della battaglia femminile. «Ma la vera bambola è l'uomo», dice Shammah con una punta di provocazione. «Ho capovolto l'interpretazione femminista per mettere in luce la solitudine maschile di individui vittime della donna». Ovvero Nora, interpretata da Marina Rocca, altra attrice di casa al Parenti. Tra i primi spettacoli, una riflessione su bruttezza e vecchiaia con «Vecchi per niente», ispirato a «La forza del carattere» di James Hillman. In scena, tra i sei «vecchi e brutti», vedremo Benedetta Barzini, una delle donne più belle del pianeta quando, negli anni 60, conquistò da modella la New York ruggente di Andy Warhol. Benedetta, tuttora bellissima nonostante il viso segnato dal tempo, affronta con gli altri un tema attuale: il prolungamento della vita e i suoi effetti collaterali.

Un teatro

che cresce non trascura il rapporto costante tra letteratura e scene: ed ecco Fabrizio Gifuni che, oltre a «Ragazzi di vita» di Pasolini, si spingerà tra le pagine dell'argentino Julio Cortázar e del cileno Roberto Bolano.

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