Coronavirus

Più casi, più aperture: il "paradosso" del Regno Unito

In Regno Unito è già un "liberi tutti" dal 21 febbraio ma tornano ad aumentare i casi Covid e le ospedalizzazioni: ecco le discutibili misure volute da Johnson e la scelta della Scozia

Più casi, più aperture: il "paradosso" del Regno Unito

Diciamo la verità, Boris Johnson ha sempre avuto una gestione "sportiva" della pandemia, presa spesso e volentieri sottogamba salvo poi ravvedersi quando ormai la situazione era sfuggita di mano. E così, il 21 febbraio ha sbandierato con orgoglio il piano per revocare tutte le restrizioni anti-Covid compreso l'isolamento per i positivi. Risultato: tre settimane dopo, il Regno Unito si trova con una media di 100mila contagi al giorno in costante crescita rispetto ai giorni precedenti nonostante il numero ridotto di test ma la cosa più grave è l'aumento dei ricoveri ospedalieri, +20% rispetto alla settimana 8-15 marzo e 1.541 in più soltanto nelle ultime 24 ore. Non solo, ma aumentano anche i ricoverati in terapia intensiva.

La "fine" della pandemia

Se è vero che anche oltremanica il Covid fa meno paura grazie all'efficacia dei vaccini e la minor pericolosità della variante Omicron, come vale per ogni Paese c'è sempre un popolo di fragili, un popolo di no vax e un popolo che non risponde alla vaccinazione. In più la variante sfugge, in parte, agli anticorpi ed ecco che se inverti l'ordine dei fattori il prodotto non cambia: l'aumento dei casi è fisiologico, impossibile fosse accaduto il contrario in uno Stato dove le mascherine non vengono nemmeno più indossate sui mezzi pubblici e i positivi possono andare ovunque in giro senza dover ricorrere all'autoisolamento. Sembra di essere tornati a due anni fa, al 2019, quando il nemico ancora non si conosceva. Johnson ha di fatto dichiarato la fine della pandemia senza che questa fosse realmente conclusa. E neanche la variante Omicron 2 fa paura al governo inglese, tant'é che dal 18 marzo potranno entrare liberamente in Regno Unito anche i viaggiatori non vaccinati senza fare alcun test o quarantena. La British Airways ha anche eliminato l'obbligo di mascherina a bordo.

Il "paradosso" scozzese

Come detto, i casi stanno aumentando per la fine di ogni restrizione ma c'è il paradosso della Scozia che, contrariamente da quanto annunciato da Bojo, manterrà l'obbligo delle mascherine nei negozi e sui mezzi pubblici almeno fino ad aprile 2022. È quanto ha annunciato la prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, che ha affermato come sia "prudente" mantenere in vigore le regole sulla mascherina che saranno riviste tra due settimane e probabilmente saranno convertite in misure non obbligatorie entro il 4 aprile. Sturgeon ha fatto sapere che un forte aumento delle infezioni sta mettendo "una pressione significativa sulla capacità degli ospedali", ma che i vaccini stanno dando alla gente una buona protezione. Il numero medio di nuovi casi scozzesi è di più di 12mila rispetto a una media giornaliera di 6.900 di tre settimane fa. C'è stato anche un aumento del numero di persone ospedalizzate passate da 1.060 di tre settimane fa a 1.996 di oggi.

I britannici prudenti

Per fortuna, la maggior parte della gente ha capito che due anni di pandemia non spariscono perché lo decide la politica e continuano a mantenere un ottimo livello di prudenza. Come si legge su Repubblica, secondo uno studio dell'Istituto nazionale di statistica (Ons), l'81% dei britannici si lava le mani e le disinfetta molto di più che in passato, il 76% indossa spesso le mascherine e il 57% evita i luoghi affollati per non finire dentro gli assembramenti e rischiare il Covid. È chiaro che in questo caso sia il buon senso a frenare una nuova ondata pandemia che, altrimenti, sarebbe già esplosa.

Come abbiamo scritto sul Giornale.

it, contrario alla politica sulle riaperture di Johnson c'è Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Speranza e professore di Igiene all'Università Cattolica di Milano, che ha sottolineato come ci sia qualcuno che "sta facendo grossi errori, a partire dal Regno Unito che dal 24 febbraio ha tolto tutte le precauzioni e ora si ritrova con un’impennata di ricoveri e oltre 100 mila casi al giorno".

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