Le frontiere francesi rimangono aperte per i rifugiati ma si chiudono sempre di più ai migranti economici. “La Francia è pronta a fare la sua parte sull’asilo”, aveva dichiarato, infatti, il mese scorso, il presidente francese, Emmanuel Macron. Ma quella dei “migranti economici” è tutta un’altra questione, sottolineava l’inquilino dell’Eliseo mentre i poliziotti francesi respingevano a Ventimiglia centinaia di migranti che avevano oltrepassato il confine a Mentone. Così oggi il presidente francese ha annunciato che il governo di Parigi ha in serbo una nuova misura per arginare le partenze di tutti quei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale.
"La Francia aprirà quest'estate degli hostpot per i migranti in Libia", ha dichiarato, infatti, stamane, Macron, mentre faceva visita ad alcune famiglie di rifugiati ospitate in un centro di accoglienza ad Orleans. "Voglio inviare missioni dell'Ofpra, l'Ufficio francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi, negli hotspot italiani e sono pronto a inviarli in Libia", ha spiegato, il presidente francese. Un'iniziativa, questa, che potrebbe essere estesa anche al Niger. L’obiettivo è quello di identificare i richiedenti asilo ed esaminare le loro candidature direttamente nei porti libici, al fine di scoraggiare le partenze di chi non ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. "L'idea è quella di creare hotspot in Libia per evitare alle persone di assumersi dei rischi folli quando non hanno alcun titolo per ottenere l'asilo”, ha spiegato, infatti, il presidente. “Andremo noi a prendere le persone”, ha aggiunto.
I centri per l’identificazione e lo smistamento dei migranti gestiti dalle autorità francesi apriranno i battenti a partire da quest’estate, ha assicurato Macron, che è determinato a raggiungere il suo obiettivo con o senza il sostegno dell’Europa. "Si deve fare in modo che siano soddisfatte le condizioni di sicurezza, che oggi non ci sono", ha detto il presidente francese, ricordando che "in Libia nei campi, in capannoni, in condizioni neanche minime di umanità, ci sono tra le 800mila e il milione di persone". Continua quindi, il pugno duro del neo presidente sulla gestione della crisi migratoria. E a due giorni dal proficuo vertice del castello di La Celle Saint Cloud, alle porte della capitale francese, con il premier libico Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar, Parigi punta a ritagliarsi un ruolo sempre più importante nella gestione della crisi libica e dei flussi migratori nella regione.
La reazione di Roma e Bruxelles
La replica di Roma, però, non si è fatta attendere. "Noi abbiamo la nostra agenda sull'immigrazione e sulla Libia ed è un'agenda nota in Italia", ha detto il premier italiano, Paolo Gentiloni, ai giornalisti dopo l'incontro di stamane con il presidente del Partito socialdemocratico tedesco, Martin Schulz, riaffermando l'impegno italiano nel promuovere la stabilizzazione del Paese. Un'agenda "che ci impegna sul piano dell'accoglienza, piano a cui non rinunciamo, che ci vede impegnati a discutere con le Ong una serie di regole che rendano più sicuro il lavoro che portano avanti e che ci vede e ci vedrà protagonisti con un passo ulteriore di assistenza alle autorità libiche nel controllo del territorio", ha continuato il premier, con riferimento alla possibilità che, accogliendo la richiesta del premier libico Serraj, il ministero della Difesa invii unità navali italiane per coadiuvare la guardia costiera libica nel contrasto ai trafficanti di uomini. "Il fatto di inviare unità italiane lo considero un punto di svolta", ha aggiunto Gentiloni. "Le misure sono queste, i passi sono questi", ha chiarito commentando l'annuncio del presidente francese, "dobbiamo rafforzare le capacità di controllo, avere la possibilità di accogliere migranti, decidere i rimpatri per quelli che sono necessari e dare asilo a chi ne ha diritto". "I risultati arriveranno gradualmente", ha osservato, infine, il primo ministro.
Duro anche il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. "Non si può andare avanti con battute improvvisate", ha commentato il capo della Farnesina, ricordando che "i campi vanno gestiti dalle organizzazioni internazionali, come l'Unhcr". Per il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, iniziative unilaterali come quella proposta da Macron non sono "utili alla soluzione del problema". "Se vogliamo pace e stabilità in questo Paese", ha detto Tajani ai microfoni del Gr1, "l'Europa deve parlare con una voce sola". Da Parigi, però, rassicurano. Il governo francese vuole soltanto "fare la sua parte" nella soluzione di una crisi "che ha conseguenze in Europa, non solo in materia migratoria", ma anche sul piano del "terrorismo", ha detto il ministro per gli Affari Europei d'oltralpe, Nathalie Loiseau.
La decisione del presidente francese è stata, invece, accolta positivamente dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. "È quello che la Lega chiede ai governi del Pd da quattro anni, senza mai essere ascoltati da Renzi e da Gentiloni, o dal loro ministro Alfano", ha dichiarato il senatore della Lega, "adesso finalmente ci arriva Macron, che da solo sta risolvendo l'emergenza libica e forse sta trovando una soluzione per chiudere la rotta mediterranea". Sulla stessa linea il capogruppo di Fratelli d'Italia- An, Fabio Rampelli.
"Macron sta facendo esattamente quanto avrebbe dovuto fare l'Italia: essere sintesi tra i due governi post Gheddafi e aprire centri per la raccolta delle domande di asilo direttamente in Libia, arrestando il business dei trafficanti di uomini", ha detto il deputato ricordando come FdI avesse avanzato una proposta analoga nel 2014.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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