Politica estera

"Ha mandato i militari al confine". La mossa di Kim che preoccupa la Corea del Sud

La notizia è stata diffusa dall'esercito di Seul, secondo cui il Nord ripristinerà tutte le postazioni militari alla frontiera. La tensione tra i due Paesi era già alta per il lancio di un satellite spia di Pyongyang

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Sale la tensione nella penisola di Corea. Pyongyang ha inviato squadre di soldati a ripristinare i posti di guardia e gli avamposti lungo il suo confine meridionale, smantellati dopo la dichiarazione di Panmunjom del 2018, nota anche come accordo inter-coreano. La notizia è stata diffusa dalle forze armate di Seul, secondo cui i soldati nordcoreani hanno iniziato le loro operazioni nella zona demilitarizzata tra i due Paesi venerdì 24 novembre e ricostruiranno tutte le undici postazioni rimosse cinque anni fa. L'esercito del Sud ha anche diffuso prove fotografiche.

Già giovedì 23 novembre la Corea del Nord ha annunciato il ripristino immediato di tutte le misure militari interrotte nell’ambito dell’accordo del 2018, in risposta alla decisione del Sud di sospendere parte del trattato a seguito del lancio di un satellite spia da parte di Pyongyang. Il ministro della Difesa del regime di Kim Jong-un ha affermato che non sarà più “vincolato” dall’intesa raggiunta tra i governi dei due Paesi e che Seul “pagherà cara” la decisione di venire meno agli impegni presi. In un comunicato diffuso dall’agenzia stampa ufficiale Kcna (Korean central news agency), il titolare del dicastero ha affermato che “annulleremo le misure militari assunte per prevenire tensioni e conflitti militari in tutte le sfere, comprese terra, mare e aria, e schiereremo forze armate più potenti e hardware militare di nuova generazione nella regione lungo la Linea di demarcazione”, ovvero il confine di fatto tra le due parti della penisola.

Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha approvato la decisione di ripristinare le misure di sorveglianza attiva rafforzata alla frontiera martedì 22 novembre, a seguito del lancio del Malligyong-1, il satellite spia che, secondo il governo di Seul, servirà al regime di Pyongyang per rafforzare le sue capacità di sorveglianza ai danni della Corea del Sud e far progredire ulteriormente la propria tecnologia balistica applicata allo sviluppo di missili balistici intercontinentali. I primi test per l’invio in orbita dell’oggetto spaziale sono stati compiuti dal Repubblica popolare a maggio e già allora il governo di Seul aveva chiesto alla sua controparte settentrionale di non procedere, perché in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che mettono al bando il programma missilistico nordcoreano.

Giovedì 23 novembre, il leader supremo Kim Jong-un ha visitato l'Amministrazione nazionale per la tecnologia aerospaziale per complimentarsi con i tecnici e gli scienziati che hanno reso possibile il lancio. Secondo il dittatore nordcoreano, il collocamento in orbita del primo satellite militare del Paese è stato “un esercizio del suo diritto di autodifesa” e un “evento illuminante”, resosi necessario a fronte delle iniziative “pericolose e aggressive” delle forze ostili.

Durante un ricevimento per celebrare il successo dell’operazione, il primo ministro di Pyongyang Kim Tok-hun ha dichiarato che il satellite renderà le forze armate nordcoreane “l'esercito migliore del mondo dotato della capacità di colpire in tutto il mondo”.

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